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Alessandro Sallusti (Libero): «Brunetta: caccia ai cervelli, ma manca il “sogno”»

Su Libero, Alessandro Sallusti si occupa dell’allarme lanciato ieri dal ministro Brunetta: non si trovano professionisti e tecnici qualificati per gestire il Recovery Plan. «Tradotto: l’Italia dei migliori, o teorici tali, non si fida di uno Stato percepito come pasticcione e bolso. O forse questi migliori non sono interessati al contratto a termine – tre anni – che il governo offre loro. Se l’ipotesi giusta fosse la seconda, ci sarebbe da preoccuparsi. Vorrebbe dire che la nostra gioventù è ancorata all’idea del posto fisso come unica opzione professionale. Resto convinto che il lavoro vada preso là dove esiste e che partecipare alla ricostruzione del Paese non solo sia stimolante, ma costituisca un’esperienza che un domani farà curriculum anche per le aziende private».

«E allora perché tanta ritrosia? Azzardo un’ipotesi: il governo Draghi ha sicuramente stabilizzato e messo in sicurezza il Paese ma manca il sogno, quello di cui furono capaci prima Berlusconi nel 1994 e poi in parte anche Renzi nel 2014. Che cosa è un “sogno”? Penso a qualche cosa nell’aria che vada oltre i tecnicismi, accenda speranze, sappia di nuovo. La caccia ai cervelli aperta da Brunetta è invece sì una opportunità, ma che appare isolata in un contesto che non dà veri segnali di svolta».

«Le riforme annunciate – quella della giustizia e quella fiscale – sono di fatto già abortite, il reddito di cittadinanza va avanti così com’è, nonostante le evidenti storture, la rissa quotidiana tra virologi oscura i successi della guerra al Covid. Certo, Draghi ha dimostrato che l’Italia può tornare a sedersi al tavolo dei grandi del mondo al posto che merita. Ma è una tavolata lontana, difficile coglierne l’importanza sul breve periodo. Mi dicono che al premier non manchino le doti per accendere simpatia ed entusiasmi anche fuori dalla cerchia dei suoi collaboratori. Se è vero, è giunto il momento di usarle».

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