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Roberto Basso (Direttore Relazioni esterne & sostenibilità Wind Tre): «La burocrazia italiana frena lo sviluppo del 5G e vi spiego perché»

C’è «un significativo segnale dell’impegno italiano a contribuire alla realizzazione della European Gigabit Society entro il 2025», ma «la strada per conseguire questo obiettivo è disseminata di ostacoli burocratici che resistono alle pur importanti semplificazioni introdotte di recente e frenano gli investimenti privati, spesso nel generale disinteresse della politica».

Lo afferma Roberto Basso, Direttore Relazioni esterne & sostenibilità di Wind Tre su Milano Finanza dopo l’intervento sullo stesso quotidiano di Marco Bellezza, CEO di Infratel.

«È molto utile per il dibattito pubblico, quindi – aggiunge Basso – che a ricordare questi ostacoli sia l’Amministratore Delegato di una società pubblica, impegnato in modo trasparente a conseguire obiettivi chiari, con risultati e scadenze precisi. Provo a contribuire a questo sforzo, dichiara, con i dati relativi agli interventi pianificati da Wind Tre per lo sviluppo della rete 5G: nel 2020 è stato approvato soltanto il 64% delle richieste di permesso, con tempi medi di 79 giorni (ci sono casi in cui l’attesa arriva a 9 mesi). Particolarmente frustrante è che molte di queste richieste vanno formulate a più enti pubblici».

«L’avvocato Bellezza – continua il manager di Wind Tre – indica nella conferenza dei servizi il metodo su cui insistere per superare la frammentazione delle responsabilità amministrative ma non manca di evocare il principio del silenzio-assenso, al quale risultano allergiche le amministrazioni centrali dello Stato. In analogia alla conferenza dei servizi – chiarisce Basso –  stiamo proponendo alle amministrazioni, con alterne fortune, una pianificazione complessiva degli interventi infrastrutturali, che ridurrebbe l’onere burocratico per le imprese e le stesse amministrazioni».

«Al di là dello strumento – prosegue – l’obiettivo che dobbiamo darci tutti, nel pubblico e nel privato, è l’incremento degli investimenti fissi lordi, che risultano piatti o in contrazione nel tempo, come ricordato dall’Amministratore Delegato di Infratel. In questo quadro – rileva Basso –  va ricordato che le imprese di tlc hanno fatto la loro parte, investendo 65 miliardi di euro nel decennio 2010-2019, al netto delle licenze».

«Grazie a questo sforzo le reti hanno potuto reggere a un incremento improvviso del traffico nell’ordine del 50% a causa della pandemia. Semplificare non costa nulla allo Stato, anzi rende più efficiente il lavoro di tutti gli attori sul campo e favorisce l’attrazione di investimenti dall’estero». «Senza dimenticare» conclude «che l’intervento a costo zero con il miglior rendimento resta l’armonizzazione dei limiti alle emissioni di radiofrequenza agli standard europei».

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