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Sergio Rizzo (Repubblica): «Il Green pass e la burocrazia italiana»

Si è discusso molto dell’applicazione del Green pass come sistema di screening per le alcune attività sociali pubbliche, ma si è parlato molto meno di come si ottiene – in senso pratico – questo certificato. Con una nota di ironia, Sergio Rizzo sottolinea come anche il passaporto sanitario sia caratterizzato da un complesso groviglio di meandri burocratici italiani.  

«Avere il Green Pass, con il codice elettronico (Qr code) che ti fa entrare dappertutto non è poi così complicato. Si scarica facilmente dal sito del ministero della Salute, sempre che si disponga dello Spid, acronimo che sta per Sistema pubblico di identità digitale. E sempre che sia associato a una app di chi ha fornito quello Spid, perché il livello di sicurezza non è del semplice Spid, bensì Spid 2. In alternativa lo si può ottenere attraverso un’altra app che si chiama Io, messa a punto dal Dipartimento per la trasformazione digitale. Facilissimo, insomma».

«Basta avere uno smartphone con relativo accesso a Internet, scaricare lo Spid, poi la app, entrare nel sito del ministero della Salute e seguire le istruzioni. Oppure aspettare che arrivi direttamente su Io, ovviamente dopo aver scaricato la relativa app. Meno facile» fa notare Rizzo «è spiegarlo a una signora di 85 anni che giustamente non vuole rinunciare alla propria vita sociale, e dunque ha bisogno del Green Pass ma non ha lo Spid, né una qualsivoglia app. E magari neppure un nipote che le può dare una mano. C’è sempre il medico di base o addirittura la farmacia, direte. Verissimo».

«È sufficiente andare lì con la tessera sanitaria e il gioco è fatto: il medico o il farmacista te lo stampano in cinque minuti. Anche se ti viene in mente che forse tutto poteva essere ancora più semplice e non solo perché ci sono anziani che hanno difficoltà anche ad andare dal medico di base o in farmacia. Per esempio, consegnare il passaporto Ue a vista, contestualmente alla vaccinazione, era davvero così complicato?»

«E qui si capisce con estrema evidenza come il problema sia sempre lo stesso da quando è cominciata questa sciagura della pandemia, né mai è stato affrontato e risolto. Da una parte le Regioni, ognuna delle quali gestisce l’operazione vaccini a modo proprio: dalle procedure alla comunicazione. Dall’altra lo Stato centrale, vittima della burocrazia al punto da complicare le cose perfino con la tecnologia, e ancor di più per le fasce più deboli della popolazione».

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