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Quanto ci è costata questa pandemia? L’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio conta i miliardi spesi nel 2020

Una pandemia costosissima. Da marzo 2020 il governo è stato costretto a mettere in atto interventi straordinari, che hanno richiesto uno scostamento dagli obiettivi di finanza pubblica per 108,3 miliardi di euro nel 2020, in termini di indebitamento netto, distribuiti tra 8 provvedimenti dall’11 marzo al 20 novembre. Un viaggio a tappe, appena ripercorso dall’Ufficio parlamentare di bilancio, nel suo ultimo “Rapporto sulla politica di bilancio”.

L’impatto sui conti pubblici si può spiegare con due numeri: deficit al 10,8% e debito al 158%. Tre sono gli interventi più consistenti dal punto di vista finanziario: il decreto legge Cura Italia (20 mld), il decreto legge rilancio (55,3 mld) e il decreto legge agosto (24,9 mld). Con i primi decreti legge ristori non è stato necessario richiedere ulteriori risorse, grazie ai risparmi di spesa provenienti da alcuni interventi contenuti nei provvedimenti precedenti, che hanno consentito di varare interventi per complessivi 5,4 miliardi di euro. Così è stato possibile finanziare il primo decreto legge ristori, che ha impegnato 3,3 miliardi di euro, già a disposizione, e una parte del dl Ristori bis e ter, che hanno usato rispettivamente i restanti 1,6 miliardi e 400 milioni di risparmi. Discorso diverso per il recente dl Ristori quater, che ha richiesto 8 miliardi di euro e quindi un nuovo scostamento di bilancio, autorizzato il 30 novembre.

Per quanto riguarda gli effetti finanziari dei decreti legge nel 2020, l’Upb stima l’ammontare a oltre 113 miliardi, pari al 6,9% del Pil. In termini di indebitamento netto, gli interventi dei decreti legge complessivamente comportano impieghi per 128,2 miliardi nel 2020, a fronte dei quali sono state reperite risorse per 14,6 miliardi. Circa l’80% degli impieghi è costituito da maggiori spese (102,4 miliardi) e, in particolare, oltre il 66% da spese correnti (circa 85 miliardi), mentre le minori entrate ammontano a 25,8 miliardi. Anche per quanto riguarda le risorse si è in presenza di un impatto più consistente, per circa l’84%, sul versante delle minori spese (12,3 miliardi), soprattutto correnti (10,8 miliardi), mentre le maggiori entrate sono pari a soli 2,3 miliardi. Nel complesso, quindi, il peggioramento del saldo è dovuto per 90,1 miliardi a un aumento delle uscite nette, principalmente di natura corrente (74,2 miliardi), e per 23,4 miliardi a minori entrate nette.

Le aree di intervento dei decreti

Le risorse nette sono state indirizzate per il 64,3% a sostenere l’economia, imprese e lavoratori, con un esborso di 39,8 miliardi (35%) e 33,3 miliardi (29,3%). Investimenti che hanno creato contributi a fondo perduto per i settori più colpiti dall’emergenza, l’incremento del Fondo di garanzia delle pmi e a favore del settore agricolo (tramite Ismea), la creazione di una sezione speciale del Fondo pmi per l’attuazione della moratoria sulle passività delle imprese di piccole dimensioni. Gli interventi hanno provveduto a estendere inoltre i vari strumenti di integrazione del reddito esistenti, come Cig e Fondi di solidarietà, o come le proroghe delle indennità di disoccupazione e l’istituzione di indennità una tantum per diverse categorie di lavoratori. Finanziati anche congedi parentali e giorni di permesso retribuito straordinari, oltre ad altre misure urgenti riguardanti il reddito di emergenza, l’indennità per i lavoratori domestici e la procedura per l’emersione dei rapporti di lavoro. Inoltre è stato riconosciuto un premio, fino a 100 euro, per tutti i dipendenti del settore privato con redditi fino a 40 mila euro, che comunque hanno dovuto continuare a lavorare in sede durante il lockdown.

Subito dopo spiccano gli enti territoriali, a cui sono stati destinati 12,6 miliardi, il sistema sanitario e il comparto sicurezza, per cui sono stati stanziati ulteriori 8,9 miliardi. Compresi, ma a cifre minori, investimenti per scuola, università e ricerca (1,9 miliardi) e famiglia e disabilità (1,3 miliardi). Le misure fiscali hanno assorbito 17,1 miliardi di mezzi finanziari, in massima parte per proroghe e rimodulazioni di adempimenti tributari e contributivi.

Ciò ha permesso varie sospensioni e proroghe di adempimenti fiscali e contributivi e delle relative procedure sanzionatorie, oltre al rinvio al prossimo anno delle due imposte introdotte dalla legge di bilancio per il 2020, come la sugar e la plastic tax. Viene incrementato (da 700.000 euro a 1 milione) il limite annuo dei crediti compensabili ovvero rimborsabili in conto fiscale e sono differiti alcuni adempimenti in materia di accisa. Riguardo a scuola, università e ricerca (1,9 miliardi), è stato istituito il Fondo per l’emergenza epidemiologica da covid-19 presso il ministero dell’Istruzione, sono stati incrementati il Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali e quello per l’innovazione digitale e la didattica laboratoriale, sono stati destinati contributi alle scuole paritarie e risorse alle Università e a favore della ricerca.

Il tutto senza considerare le mancate entrate. A partire dal versamento del saldo 2019 e della prima rata di acconto 2020 dell’Irap. In più sono stati istituiti anche crediti di imposta relativi ai canoni di locazione di immobili non a uso abitativo, per le spese legate alla necessità di adeguare i processi produttivi e gli ambienti di lavoro, nonché per quelle relative alla sanificazione degli ambienti e all’acquisto di dispositivi di protezione, crediti di imposta legati alla cessione di crediti deteriorati. E sono stati istituiti alcuni fondi per specifici settori tra cui quelli a favore delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, e delle imprese e istituzioni culturali (editoria, musei e altre istituzioni private).

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