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Nicola Porro (il Giornale): «Nuova moneta nei Paesi Brics? Una minaccia seria»

Secondo quando afferma il presidente russo, Vladimir Putin, i Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) dovrebbero «fondere» le loro monete e farne uscire una nuova che le rappresenti. «È una minaccia seria per ciò che sottintende» commenta il giornalista Nicola Porro, «ma non facilmente realizzabile».

«Essa» sottolinea l’editorialista su Il Giornale «sarebbe una valida e pericolosa alternativa al dollaro. Un Ecu (il genitore dell’Euro) il cui valore è pari a quanto valgono, con diversi pesi ovviamente, le monete che lo compongono. La parte pericolosa della minaccia putiniana è, come detto, ciò che sottende. I cinque Paesi Brics rappresentano un quinto della ricchezza globale e più o meno la stessa quota di commercio internazionale. Sono dunque un club più ricco di quello dell’euro, nonostante quest’ultimo sia fatto da ventisette nazioni».

«Hanno, soprattutto in campo agricolo e nelle materie prime, una posizione di leadership oligopolista nel mondo. Non hanno una grande storia comune, ma sotto alle loro stelle vivono tre miliardi di esseri umani: poco meno della metà della popolazione mondiale. Mentre il vecchio continente si sta spopolando. È difficile che si mettano d’accordo. La Cina è il dominus incontrastato: il suo prodotto interno lordo è quaranta volte più alto di quello sudafricano. L’India ha una quota di ricchezza quattro volte inferiore a quella di Pechino, ma presto la supererà in popolazione. Difficile pensare che Mosca si assoggetti volontariamente alla prepotente forza economica di Pechino».

«Insomma», osserva Porro «se i Brics, più che sulla moneta unica, si mettessero davvero d’accordo coordinando in qualche modo le loro economie e commerci, rappresenterebbero un blocco di giganti rispetto ai nani europei. È questo il messaggio che sottintende Putin quando parla di moneta unica. E per di più lo fa prendendo a suo punto di riferimento il biglietto americano: quello europeo neanche lo considera».

«Si ripete a pappagallo che questo sia un buon motivo perché l’Europa sia unita. Sì, certo. Ma per fare cosa? Se l’unanimità è usata per uccidere la nostra industria più avanzata in termini competitivi nel mondo, cioè quella dell’automotive o per annientare la nostra cultura e le nostre tradizioni, beh allora i numeri e le dimensioni relegheranno il vecchio continente ad un declino, che non sarà lento e inesorabile, ma veloce anche se evitabile».

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