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Per contare nel mondo l’UE deve completare il mercato unico e innovare | L’intervento del Governatore Fabio Panetta

Panetta-29-ottobre-Firenze

“La lezione per l’Europa di oggi è chiara: per preservare il proprio peso economico e contare nel mondo, deve superare le rigidità istituzionali, investire in innovazione e completare il mercato unico”.

Così Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, a conclusione della prima giornata di riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, ospitata a Firenze dalla Banca d’Italia, nel suo intervento su “Moneta e fiducia, dal Rinascimento all’era digitale”.

“Nell’Italia premoderna – ha ricordato Panetta nel suo intervento – l’innovazione finanziaria non si limitò a Firenze. Dal XII secolo anche Venezia, Genova e Napoli sperimentarono strumenti come i depositi, il credito e le lettere di cambio, riducendo progressivamente l’uso della moneta metallica. Questo sviluppo richiese istituzioni pubbliche capaci di garantire fiducia e stabilità. L’Italia divenne così una fucina di innovazioni che, nel tempo e con il contributo di altri popoli, aprì la strada ai moderni sistemi finanziari e, infine, alle banche centrali. Vorrei ricordare alcuni esempi significativi. A Venezia, già alla fine del Duecento, lo Stato introdusse il giro, un sistema di regolamento dei pagamenti mediante trasferimenti da un deposito all’altro, senza impiego di moneta. I suoi depositi divennero un mezzo di pagamento diffuso, utilizzato per transazioni di ogni dimensione. Nel Cinquecento nacque il Banco di Rialto, che nel tempo divenne una banca pubblica: i suoi depositi furono dichiarati moneta legale e resi obbligatori per le operazioni rilevanti. I banchieri genovesi svilupparono un sistema di fiere dedicate al regolamento delle lettere di cambio, una forma di compensazione dei pagamenti ante litteram, assistita da operatori con funzioni paragonabili a quelle delle moderne controparti centrali. Il Banco di San Giorgio, fondato già nel 1407, divenne la più importante banca pubblica di deposito d’Europa: raccoglieva depositi, trasferiva denaro, offriva servizi di compensazione e concedeva scoperti di conto corrente. I suoi depositi acquisirono lo status di moneta legale; le quote societarie che emetteva (denominate luoghi) erano negoziate in un primitivo mercato dei capitali, antesignano delle borse moderne.”

“Le banche semipubbliche di Venezia e Genova – ha sottolineato Panetta – furono un modello per istituzioni simili sorte successivamente ad Amsterdam e Amburgo. Rafforzarono la solidità del sistema dei pagamenti, diffondendo su larga scala la tecnologia del giro, basata sull’utilizzo esteso della moneta scritturale con valore liberatorio. A Napoli, nel Seicento, i banchi pubblici introdussero le fedi di credito: certificati di deposito trasferibili e pagabili a vista, fondati sulla fiducia nell’emittente, che circolavano come mezzi di pagamento quotidiano. Questi strumenti sono stati spesso assimilati alle banconote convertibili in metalli preziosi emesse dalle prime istituzioni poi divenute banche di emissione e, in seguito, banche centrali. La storia dei banchi pubblici e dei giro segnò l’avvio del percorso che avrebbe condotto, secoli più tardi, alla nascita delle banche centrali: istituzioni pubbliche responsabili dell’emissione di banconote, incaricate di garantire la stabilità dei pagamenti e, in ultima analisi, di custodire la fiducia collettiva nella moneta.”

“Nei secoli successivi, l’Italia non seppe valorizzare il suo splendore rinascimentale. Rimase politicamente ed economicamente frammentata, appesantita da norme inadeguate e da corporazioni che soffocavano l’innovazione”, ha ricordato Panetta.

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