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Patrizio Bianchi (ministro dell’Istruzione): «Scuola al centro del Paese, è la base per una vera ripartenza»

Un ragazzo su due non ha le competenze necessarie in italiano e in matematica, mentre la metà dei ragazzi delle superiori termina il ciclo di studi con le stesse competenze di quelli di terza media. A certificare gli ulteriori danni della pandemia sull’istruzione è l’Invalsi, che ha presentato oggi i risultati del primo studio sistematico effettuato sul lungo periodo di didattica a distanza che ha caratterizzato il secondo trimestre del 2020 e molti mesi dell’anno scolastico che si è concluso in giugno.

Sono gli studenti delle superiori, quelli più colpiti dalle restrizioni anche in ambito scolastico, che registrano le performance peggiori. Il calo è generalizzato in tutto il Paese e solo la provincia autonoma di Trento rimane sopra la media nazionale. Tiene la scuola elementare, con risultati medi di italiano al termine della II e della V elementare molto simili in tutta Italia e con un leggero incremento degli allievi che si trovano nei livelli più alti di risultato; a differenza di matematica, invece, per cui si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo rispetto al 2019 e una piccola riduzione del numero degli allievi che raggiungono risultati buoni o molto buoni; bene i risultati d’inglese.

I risultati diventano negativi dalle medie in poi. Si registra, infatti, un crollo del rendimento dei ragazzi soprattutto in matematica ed in italiano, accentuato alle superiori e in particolare nelle regioni che hanno tenuto le scuole chiuse più a lungo. Alle scuole medie, sono infatti il 39% in italiano (+5% rispetto sia al 2018 sia al 2019) e il 45% in matematica (+5% rispetto al 2018 e +6% rispetto al 2019), i ragazzi che non raggiungono risultati adeguati e queste percentuali, alle superiori, diventano in italiano il 44% (+9% rispetto al 2019), in matematica il 51% (+9% rispetto al 2019), in inglese-reading (B2) il 51% (+3% rispetto al 2019), in inglese-listening (B2) il 63% (+2% rispetto al 2019). In molte regioni del Mezzogiorno oltre la metà degli studenti al termine delle superiori non raggiunge nemmeno la soglia minima di competenze in italiano (Campania 64%, Calabria 64%, Puglia 59%, Sicilia 57%, Sardegna 53%, Abruzzo 50%). In matematica le percentuali di studenti sotto il livello minimo di competenza crescono ancora: Campania 73%, Calabria e Sicilia 70%, Puglia 69%, Sardegna 63%, Abruzzo 61%, Basilicata 59%, Lazio 56%, Umbria 52%, Marche 51%. 

Dei risultati preoccupanti, commentati dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, alla presentazione del Rapporto Invalsi. L’obbiettivo del governo, ricorda il ministro, è quello di riportare tutti gli studenti in presenza. «Bisogna porre la scuola al centro del Paese per uscire da questa fase nella maniera migliore. La scuola è la base di ogni possibile rilancio, non c’è sviluppo del Paese se non c’è il rilancio della scuola».

Drammatico è anche il dato della cosiddetta dispersione implicita ovvero di quella degli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, escono però dalla scuola senza le competenze fondamentali, quindi a forte rischio di avere prospettive di inserimento nella società non molto diverse da quelle degli studenti che non hanno terminato la scuola secondaria di secondo grado: è passata dal 7% del 2019 al 9,5%  di quest’anno e in alcune ragioni del Mezzogiorno ha superato ampiamente valori a due cifre: Calabria 22,4%, Campania 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%.

Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi, sottolinea come «già il 9,5% significa oltre 40 mila i giovani di 18-19 anni, che escono da scuola senza competenze, impreparati: sono la metà della città di Ferrara un terzo di Modena». Mentre la presidente Invalsi, Annamaria Ajello, conclude spiegando che dietro alla dad «c’è una scelta politica pesante: io ricordo di aver avuto turni anche di pomeriggio quando andavo a scuola, ora non se ne parla più, non so il perché».

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