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Patrick Pouyanné (CEO di Total): «Petrolio, possibile crescita di domanda con la fine della crisi. L’offerta rischia di avere difficoltà a seguire il trend»

«Se abbiamo imparato qualcosa negli ultimi cinque anni è che non c’è un andamento normale del petrolio. Siamo passati da un mondo in cui il prezzo del greggio sembrava attestarsi in modo durevole tra gli 80 e i 100 dollari al barile ad un trend in cui abbiamo visto il prezzo scendere a meno di 20 dollari nelle prime settimane della pandemia per poi tornare a salire intorno ai 60 dollari».

«Osserviamo che quello che caratterizza il mercato petrolifero è soprattutto l’estrema volatilità e dobbiamo vivere con questa realtà. Per essere onesti sono un po’ sorpreso dall’attuale livello dei prezzi che sono relativamente alti. Non mi lamento ma non sono sicuro che sia qualcosa di durevole e che riflette i fondamentali del mercato». Ad affermarlo, in un’intervista al settimanale francese ‘L’Express’, è il CEO di Total, Patrick Pouyanné.

Dappertutto nel mondo, aggiunge, «si percepisce una volontà di essere positivi, di tornare il più rapidamente a una vita “normale” grazie alle campagne di vaccinazioni, il che è naturale dopo un anno di pandemia. Ma questo scenario ottimista non lo vedo ancora nei numeri. Resto quindi prudente per i mesi a venire».

Con la fine della crisi, osserva, «c’è il rischio che un rimbalzo spettacolare dei consumi e degli spostamenti» possano contribuire a una crescita della domanda di petrolio: «e in quel caso avremmo un problema effettivamente perché l’offerta rischia di avere delle difficoltà a seguire» il trend.

«Da cinque anni tutti gli attori dell’industria petrolifera stanno attraversando delle crisi, navigano in un quadro incerto e devono fare i conti con l’eccezionale volatilità dei prezzi, il che ha portato a investire di meno e a essere più selettivi, a ritardare alcune decisioni. Non si è ancora registrato un impatto sul mercato perché la crescita della produzione è stata globalmente assicurata dai progetti avviati prima dal 2015».

«Da quel momento è chiaro che il settore, nel suo insieme, non ha investito abbastanza. E c’è un segreto nella nostra industria: se non mettiamo in produzione nuovi giacimenti la produzione cala ogni anno del 4-5%. Prima o poi questo si paga».

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