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Panetta (Bce): “Il Sud ha bisogno di una spinta. Serve una fiscalità di vantaggio”

 “L’Italia ha una grande potenzialità termini di conoscenze, di capitale umano, capacità produttiva che può sfruttare in tutto il suo territorio e in particolare nel mezzogiorno. Ma soprattutto al Sud vi sono molti bisogni e molte potenzialità inespresse”.

Così Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo della Bce intervendo ad un convegno organizzato da Rcs Academy. “In tutto il paese è possibile ripartire da questa crisi, dopo tante tragedie, per rilanciare la competitività stimolando gli investimenti in tecnologia, formazione di capitale umano. Questo – ha proseguito – è vero per tutta l’Italia”.

“Poi vi è una miniera che non è stata ancora sfruttata, che è il Mezzogiorno. Ha delle capacità, potenzialità inespresse rilevantissime. Io sono intervenuto più volte su questo. Il Mezzogiorno ha bisogno di una spinta. È un motore che è inceppato da decenni. Deve ripartire. Una proposta che ho avanzato in passato è quella di valutare per il mezzogiorno la possibilità di adottare una fiscalità di vantaggio – ha detto – cioè la possibilità, nell’ambito della normativa sugli aiuti di Stato, di consentire ad alcune zone di avere per un periodo delle condizioni fiscali di vantaggio in funzione delle condizioni di sviluppo, di capacità di generare reddito e occupazione in quel territorio”.

“Poiché in questo momento si stanno rivedendo le norme sugli aiuti di stato, io credo che sia possibile, in pieno accordo con la Commissione europea, competente in materia di aiuti di Stato, aprire quella discussione e valutare se siano possibili misure in questa direzione. Ovviamente occorrerà valutarne attentamente le conseguenze in termini di copertura, di bilancio dello stato, di vantaggi per l’economia del mezzogiorno. Sarebbe in ogni caso un segnale di attenzione verso un terzo della popolazione dell’Italia che si trova in una condizione economica inaccettabile”.

La Bce è “intervenuta con tempestività” sulla crisi pandemica e sta “difendendo l’economia reale, mantenendola in vita in un momento in cui poteva subire un collasso finanziario” che “non doveva succedere”. “Qualora fosse avvenuto avremmo limitato la capacità produttiva dell’economia europea, la sua capacità di uscire dalla crisi, di avviare una ripresa che poi porti lavoro, consumi, investimenti. La politica monetaria è fondamentale ma da sola non può risollevare le sorti dell’economia europea” ha proseguito Panetta.

“Occorre l’intervento di altre politiche. Noi dovevamo costruire un ponte verso questo intervento e mantenere condizioni adeguate per la politica monetaria. Le autorità europee hanno approvato e stanno approvando delle misure importanti”. “Fino adesso abbiamo evitato dei danni peggiori. Adesso dobbiamo ripartire. Dobbiamo superare la fase di difficoltà e tornare a crescere”, ha detto.

Secondo Panetta “la Bce è intervenuta con grande tempestività adottando misure che fino a qualche mese fa sarebbero state impensabili”.

Perché “ci siamo subito resi conto che la carenza di finanziamenti, la mancanza di liquidità dovuta al blocco dell’attività economica, poteva portare al collasso l’economia, poteva mettere in difficoltà imprese sane, abbiamo agito con prontezza”. “Siamo intervenuti per mantenere acceso il motore dell’economia, dando finanziamenti alle banche a tassi ancora più negativi. Ma solo a condizione che quei fondi venissero poi utilizzati dalle banche per finanziare famiglie e imprese. Abbiamo rilanciato il programma di acquisto di titoli: quest’anno – ha sottolineato – la Bce comprerà nel complesso 1100 miliardi di titoli pubblici e privati per finanziare emittenti dell’area dell’euro”.

“Facciamo questo perché vogliamo evitare che vi siano tensioni finanziarie che non solo possano aggravare la carenza di finanziamenti, ma anche che possano determinare una frammentazione finanziaria che possa impedirci di attuare la nostra politica monetaria. I finanziamenti che le banche hanno a disposizione da parte della Bce, a tassi significativamente negativi, ma solo se vengono poi dati alle famiglie e alle imprese, sono pari a 3mila miliardi di euro. Una cifra enorme”, ha detto ancora.

“È stato costituito un fondo per finanziare la riduzione di orario dei lavoratori. Quando le imprese chiudono o parzialmente o del tutto i lavoratori hanno una riduzione del loro reddito. Per far fronte a questa riduzione, per attenuarla, vi è a disposizione un fondo europeo di 100 miliardi – ha rilevato – che può finanziare l’intervento degli Stati”.

“Si sta mettendo a punto l’intervento della Bei che fornirà finanziamenti fino a 200 miliardi all’anno alle imprese europee – ha proseguito il banchiere centrale – Vi è poi la discussione sul Mes. Vi è un accordo per fornire a ciascuno Stato membro fino al 2 per cento del suo Pil. Per l’Italia stiamo parlando di 36-37 miliardi per finanziare le spese legate alle esigenze sorte a seguito della crisi in campo sanitario ma anche a ciò che è indirettamente legato all’emergenza sanitaria”. “La cosa importante è che vi è adesso la consapevolezza che in momenti di crisi non si possono porre delle condizioni stringenti, non si possono chiedere dei tagli, o imporre una condizionalità che renda costoso o dannoso l’accesso a questi fondi. In questo caso non vi è condizionalità macroeconomica a fronte dei finanziamenti resi disponibili dal Mes. Con questi fondi si è tamponata l’emergenza”.

“Si stanno inoltre discutendo ulteriori misure per finanziare la ripresa. Abbiamo evitato il crollo dell’economia, adesso – ha avvertito – bisogna ripartire e tornare allo sviluppo. Si stanno discutendo in questi giorni le misure che nei prossimi mesi dovranno finanziare la ripresa dell’economia”.

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