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La rassicurazione di Elisabetta Ripa (Ceo Open Fiber): «Niente ritardi sulla Fibra. La Banda Ultra Larga arriverà in 20 regioni entro il 2023»

Open Fiber rassicura il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e conferma i target del piano al 2023.

Durante un’audizione alla Camera, Patuanelli ha evidenziato la necessità di “un’accelerazione nello sviluppo della fibra” visto che dai dati Infratel emerge che per Open Fiber sarà “difficile” rispettare i target del piano al 2023.

Open Fiber ha comunicato che il piano sarà completato nel 2023.
In realtà, i dati che Infratel ci dà rispetto ai progetti esecutivi ci dicono che anche il 2023 è un obiettivo che difficilmente alle condizioni date sarà raggiunto”, ha sottolineato il ministro, secondo il quale una spinta potrebbe arrivare dalle risorse del Recovery Fund.

Pronta la replica della società guidata da Elisabetta Ripa: “Ad oggi, nonostante le note difficoltà in cui versa il progettista incaricato, Open Fiber ha consegnato 3.045 progetti esecutivi, che garantiscono l’operatività fino a tutto il 2021. La progettazione non costituisce quindi un ostacolo o un impedimento alla realizzazione del progetto Bul entro il 2023”.

“Procede – assicura la controllata al 50% da Enel e al 50% da Cdp – il lavoro con Infratel per l’accelerazione in base al piano presentato al Cobul, che gode di totale copertura finanziaria e che prevede il completamento del Piano Banda ultra larga in 16 Regioni nel 2022 e nelle restanti 4 Regioni (per un totale dell’8% delle UI complessive) nel 2023. Obiettivi che grazie a tutte le misure messe in campo confermiamo di poter raggiungere”.

Ad oggi nelle aree interessate dai bandi Infratel, Open Fiber ha avviato lavori in circa 2.500 comuni, completato 843 comuni e reso disponibili agli operatori per la commercializzazione circa 950 mila UI in 828 comuni. Ad agosto Tim e Cassa Depositi e Prestiti si sono messe d’accordo per costituire una società che gestisca una rete unica nazionale in fibra ottica e questo è “un punto di partenza e non di arrivo”, ha proseguito Patuanelli. Il governo ha in mente un “progetto per il Paese” che prevede “una società delle reti con gli operatori che conferiscono, che non sia verticalmente integrata e che abbia una maggioranza relativa pubblica sul modello Terna”. Se questo è il progetto adesso “dobbiamo capire se chi ha oggi quegli asset lo ritiene percorribile o meno. Ma non è che possiamo imporlo. Stiamo provando a raggiungerlo passo passo”. Intanto, l’a.d. di Cdp, Fabrizio Palermo, ha affermato che la digitalizzazione “è cruciale: produrrà cambiamenti non solo nella vita quotidiana ma anche nei modelli produttivi. Su questo il nostro sostegno c’è e ci sarà, per promuovere questa massiccia digitalizzazione del Paese”.

Infine, il Movimento 5 Stelle ha proposto di coinvolgere Rai Way-Ei Towers nel progetto di rete unica, con il conferimento di torri, ripetitori e tralicci. Per Andrea Cioffi (M5S), facilitatore nazionale trasporti e componente della Commissione lavori pubblici e comunicazioni del Senato, è auspicabile il coinvolgimento nella società di gestione della rete unica di Rai Way (controllata dalla Rai e quindi a salire dal Mef) e di Ei Towers (controllata da F2i, a sua volta partecipata dalla Cdp): si tratta di società che possiedono le suddette infrastrutture, peraltro indispensabili per la diffusione del 5G. Tutto questo contribuirebbe a rafforzare la presa pubblica sulla società della rete unica, che per noi deve essere a controllo pubblico per garantire sviluppo e investimenti nel Paese. Lo stesso controllo pubblico è peraltro fondamentale per proteggere un asset decisivo di Tim, ovvero quella Sparkle che gestisce centinaia di migliaia di chilometri di cavi sottomarini attraverso i quali transita una immensa quantità di dati, anche sensibili”, ha concluso.

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