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Francesco Ognibene (Avvenire): «Che solidarietà è mai quella destinata ad autodistruggersi?»

«Che solidarietà è mai quella destinata ad autodistruggersi?» Se lo chiede nel suo editoriale, Francesco Ognibene, analizzando come la pandemia abbia messo ancora più in risalto il divario segnato dalla povertà e dalla diseguaglianza. «La scena fa male anche solo a immaginarla» dice. «È il 7 dicembre, nella capitale nigeriana Abuja le autorità organizzano una cerimonia sinistra e spettacolare: la distruzione sotto i cingoli delle ruspe di un milione di dosi di vaccino AstraZeneca inviate dall’Occidente quand’erano troppo prossime alla scadenza per poter essere somministrate».

«Un atto dimostrativo e apertamente polemico: il Paese che con i suoi 206 milioni di abitanti è il più popoloso dell’Africa non ci sta a essere considerato una sorta di “ripostiglio” del pianeta, un grido rabbioso dal cuore di un continente con un miliardo e 200 milioni di abitanti, meno di un quarto dei quali sinora ha ricevuto almeno una dose. Proiettata su scala mondiale, la cifra già modesta si ridimensiona ulteriormente: su 100 vaccinazioni praticate nel pianeta solo 3,4 sono avvenute in terra africana», afferma su Avvenire.

«Che solidarietà è mai quella destinata ad autodistruggersi, poco importa se per dolo o sciatteria? Serve a mostrare cifre imponenti – è di domenica l’annuncio che Covax ha superato il miliardo di dosi inviate fin negli angoli più dimenticati della terra – ma non sempre raggiunge il suo scopo. E quando fallisce rischia di compromettere la credibilità dell’intero sistema. È dunque interesse di tutti» sottolinea l’editorialista «a cominciare dai donatori più sinceri, esigere che nel soccorso dei poveri non ci sia la minima ombra di iniquità, calcolo o approssimazione, atteggiamenti che dove la pandemia ancora corre pressoché indisturbata finiscono per tradire la fiducia nella comune umanità».

«L’impressione di un estendersi dell’area dello squilibrio trova purtroppo riscontro e amplificazione nel Rapporto che Oxfam ha consegnato ieri, come tradizione mentre a Davos si apre il Forum economico mondiale. Due anni di pandemia hanno più che raddoppiato i primi dieci patrimoni del globo spostando con lo stesso indifferente moto globale 163 milioni di persone oltre il ciglio della povertà, dentro il burrone della miseria».

«Come se il virus si fosse rivelato un inatteso affare per alcuni uomini privando altri – infinitamente di più – persino dell’essenziale per campare. Anche i Paesi nei quali vive la moltitudine dei diseredati esibiscono un raddoppio: ma riguarda i tassi di mortalità da Covid rispetto alle nazioni benestanti, quelle che regalano i vaccini quasi scaduti, sofisticate briciole della tavola di Epulone».

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