A Milano esiste dall’ormai lontano 2012. E i suoi proventi vengono utilizzati esclusivamente per migliorare la qualità dell’offerta culturale della città. Tutti i turisti ormai la conoscono: è la tassa di soggiorno. Un’imposta locale che colpisce i vacanzieri che scelgono di alloggiare in alberghi o b&b di località turistiche e d’arte nella nostra Penisola.
Ma come funziona tecnicamente questa imposta? “In modo molto semplice. Va a seconda delle stelle, della classificazione alberghiera”. La voce è quella di Maurizio Naro, presidente dell’Associazione Albergatori di Milano, Monza-Brianza, Lodi. “Viene definito un importo a persona per ogni giorno di permanenza. A fine soggiorno, il cliente paga all’albergo il corrispettivo. E l’albergo poi, alla fine del mese, riversa al Comune questo denaro raccolto, con un bonifico alla Tesoreria comunale”.
Tutto molto chiaro. Il compito di riscuotere e versare la tassa, quindi, è a carico degli albergatori. “Sì, siamo noi a fare questi bonifici. Ed è un po’ anche un lavoro in più, e gratis. Pensiamo alla persona che si occupa di preparare tutta la documentazione da caricare sul sito del Comune o dell’Agenzia dell’Entrate. Pensiamo anche alla commissione che, come albergatore, devo versare se il cliente decide di pagare con la carta o il bancomat la tassa. Insomma, ci sono dei costi che, ad oggi, in quasi tutti i comuni italiani non vengono riconosciuti ai gestori come aggio del servizio fatto. Come, invece, succede alle tabaccherie che vendono i bolli, e che hanno una percentuale per fare il servizio al posto dell’ufficio comunale. Per questo chiediamo da tempo al comune di Milano di cambiare le regole”.
Milano ha deciso di alzare l’imposta di soggiorno. E i nuovi prezzi entreranno in vigore a breve, dal gennaio 2024. “L’importante è che non sia un’arma a doppio taglio”, sottolinea Naro. “Sicuramente in questo momento il turismo, in particolare a Milano, sta andando molto bene. Ma non vorremmo che poi succedesse qualcosa. Purtroppo il turismo è molto volatile e volubile a quello che succede nel mondo, e può cambiare tutto da un momento all’altro”, spiega il presidente. “E un importo importante, soprattutto su alberghi a tre e quattro stelle che non sono magari in zona piazza Duomo, potrebbe pesare anche oltre il 10% del prezzo della camera giornaliera”. Insomma, bene che ci siano entrate per la cultura della città, ma sempre tenendo a mente le esigenze degli albergatori.
“Noi chiediamo da tempo che la tassa di soggiorno sia commisurata al prezzo pagato, non tanto alla classificazione dell’albergo. Perché un albergo a cinque stelle in periferia potrebbe avere prezzi più bassi di un tre stelle in zona Quadrilatero, ma il cinque stelle avrà sempre la tassa più alta rispetto al tre stelle”. Una situazione paradossale.
Si parla sempre con più insistenza dell’evasione di questa tassa. A Roma il fenomeno è esploso. Tanto che il Campidoglio ha messo in campo controlli a tappeto per verificare che l’imposta sia pagata. E a Milano? “Da quello che risulta a me, assolutamente non c’è evasione se non forse negli appartamenti, perché molti ancora non risultano registrati. Quindi, come non dichiarano l’affitto incassato, naturalmente non trasmettono alla Questura il nominativo degli ospiti che alloggiano. E quindi anche la tassa sfugge. Questo succede soprattutto ad appartamenti che si appoggiano a piattaforme che non hanno fatto un accordo con il Comune di Milano”.