«Una ricetta di pensiero e azione per ricostruire l’Italia a colpi di riforme». È questa, secondo il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, la sfida che Mario Draghi ha indicato alla nazione nel suo discorso per la fiducia al Senato.
«Draghi – scrive Molinari – si è richiamato a un senso del dovere verso la nazione che evoca l’approccio mazziniano alla cittadinanza del giovane Stato Unitario. Il richiamo ai valori risorgimentali gli è servito per indicare l’urgenza delle scelte che incombono. L’intento è una ‘Nuova Ricostruzione’ che si propone di battere pandemia e recessione con riforme capaci di modernizzare il Paese sostituendo le diseguaglianze con le opportunità, la burocrazia con la crescita e il cinismo con il coraggio di osare».
«Ogni riga del discorso di Draghi contiene almeno una notizia, un numero, un indizio sulla ferrea determinazione a rompere i lacci del Novecento che imprigionano la crescita del nostro Paese tenendo sempre come riferimento la cornice europea e atlantica entro cui operare. Da qui la scelta di riferirsi al Recovery Plan con il termine ‘Next Generation EU’, usato in tutti i maggiori Paesi Ue, al fine di adoperare i fondi per migliorare il potenziale di crescita della nostra economia nel medio e lungo termine».
«Resta tuttavia da vedere se Draghi riuscirà nell’impresa epocale che lo attende. Le difficoltà non potrebbero essere più grandi: dai vaccini che scarseggiano in Europa al tempo limitato per approvare il Recovery Plan, dalle resistenze di una burocrazia trasversale all’avversione strategica di chi negli ultimi anni ha investito tempo e risorse per gettare la nazione nello scompiglio».
«Ma, a ben vedere, le insidie maggiori si annidano nello stesso Parlamento che si appresta ad assicurargli una fiducia record, composto da una maggioranza di deputati e senatori eletti nel 2018 in forze populiste e sovraniste che all’epoca si battevano per idee e valori opposti a quelli di Draghi».