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Maria Rescigno (Professoressa Ordinaria di Patologia Generale all’Humanitas di Milano): «Le zone rosse hanno poco senso, la strategia migliore è fare vaccini»

«Difficile dire se le chiusure locali basteranno». Per Maria Rescigno, professoressa ordinaria di Patologia generale all’Humanitas di Milano, intervistata sulla Stampa da Francesco Rigatelli, «l’ideale sarebbe un lockdown come in Israele o in Regno Unito per facilitare la vaccinazione, ma la situazione italiana non è così grave né ci sono dosi sufficienti».

Hanno senso zone rosse in cui concentrare la vaccinazione come in Lombardia? «Non tanto, perché il virus è già uscito. La strategia migliore è vaccinare a livello nazionale o eventualmente anche nelle zone limitrofe alle rosse».

Sulla qualità dei vaccini disponibili, Rescigno afferma: «Pfizer e Moderna sono ottimi e proteggono sia dalla malattia sia dal contagio. AstraZeneca è molto efficace. Difficile dire se nel primo caso, mentre non è chiaro l’effetto sulla possibilità di infettare. Però eliminando la malattia si limita anche il contagio per cui la distinzione è relativa. Bisogna usare tutti i vaccini approvati nel minor tempo possibile».

Con AstraZeneca, prosegue, «meglio fermarsi a 65 anni, perché l’azienda non l’ha sperimentato a sufficienza sugli anziani. E va dato ai soggetti a rischio over 55 prima che a insegnanti e forze dell’ordine». Con le due dosi distanziate, in quanto «tutti i vaccini approvati necessitano di due dosi e AstraZeneca funziona meglio con la seconda dose dopo tre mesi».

Janssen di Johnson&Johnson funzionerà con una dose? «Pare di sì, ma lo confermerà l’Ema. Sarebbe un vantaggio soprattutto per gli anziani». Sul rischio che usare tanti vaccini possa creare problemi all’immunità di gregge, Rescigno dichiara: «No, dovrebbe arrivare in ogni caso. Si studia anche la possibilità della prima dose di un vaccino e la seconda di un altro, che garantirebbe flessibilità».

Si è capito quanto dura l’immunità dei vaccini? «Lo scopriremo a breve. Direi almeno un anno, ma dipende dall’età, dal vaccino e dalla qualità della risposta immunitaria, fatta di anticorpi e di cellule della memoria».

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