“Il problema dell’Italia è che vale molto più di quanto conti. In tempo di guerra questo sbilancio fa tutta la differenza. Perché è l’ora della verità”.
Lucio Caracciolo sulla Stampa descrive il timore delle Eurocrazie per la nuova Italia post elezioni: “Le narrazioni lasciano il fumo che trovano. Contano i rapporti di forza basati sui duri fatti, sulla capacità di interpretarli e di comunicarli strategicamente. Misto di hard e soft power, con le brevi pause e le accelerazioni brusche delle montagne russe.
Il nostro paese, che per quasi otto decenni ha goduto dei formidabili vantaggi della sovranità limitata nel contesto euroatlantico, è molto meno attrezzato di altri ad affrontare l’emergenza.
Oggi sia il protettore di ultima istanza (America) sia i soci del sistema europeo – allestimento da bel tempo che si sfarina quando comincia a piovere forte – hanno priorità diverse dall’Italia. Si occupano della stretta tutela dei propri immediati interessi, meno del sistema internazionale di riferimento.
Oggi – scrive l’editorialista – il Belpaese è preda troppo attraente per non suscitare appetiti in amici e nemici che scrutano le ‘eccellenze’ – tradotto: gli oggetti di valore che ornano il nostro open space – e studiano come appropriarsene. O impedire che lo facciano i rivali.
Il tema del momento è se il governo di centrodestra ci rende più deboli in ambito comunitario e atlantico. Temiamo di sì mentre speriamo di no (qualcuno spera di sì, forse perché domiciliato altrove).
Dopo 67 governi repubblicani dovremmo aver colto che il nostro destino è largamente indipendente da chi siede a Palazzo Chigi e dall’esecutivo che presiede.
E che il glorioso vincolo esterno, non concesso fosse un’idea geniale, nel mondo del ciascun per sé nessun per tutti è contraddizione in termini. Sarà pure gioco degli specchi, ma così è se vi pare. Motivo per cui temiamo che la differenza fra Draghi e Meloni dovremo scontarla.
La buona notizia è che ai vertici della Repubblica e del governo attuale ci sono personalità esperte, ben edotte dei pericoli che corriamo.
Mattarella e Draghi, con stile diverso – conclude Caracciolo – si sono spesi e continueranno a farlo dentro e soprattutto fuori i nostri confini per assicurare a Meloni una rete di protezione almeno nella fase di rodaggio. Forse non basterà”.