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Lorenzo Bini Smaghi, presidente Société Générale: “La BCE non ripeta l’errore del 2011, per il caso Svb serve più flessibilità” | Lo scenario

Serve “flessibilità nel ritmo di aumento dei tassi”. Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, membro del board Bce fino al novembre 2011 e oggi presidente della Société Générale, a Repubblica.

“Nessuno dubita della volontà di Bce e Fed di ridurre l’inflazione, ma un certo pragmatismo è necessario per tener conto della situazione contingente”.

“Il contagio sui mercati crea di per sé una restrizione delle condizioni monetarie con effetti recessivi sull’economia reale perché gli operatori si spostano verso attività sicure e vendono quelle a rischio: proprio ciò a cui si punta alzando i tassi.

Sarebbe un errore se la Bce non ne tenesse conto”, ha precisato il banchiere.

“Nell’estate 2011 come Bce alzammo ancora i tassi, pur se solo di 25 punti, perché l’inflazione era sopra l’obiettivo, senza tener conto che la ristrutturazione del debito greco stava creando forte instabilità sui mercati.

Sarebbe stato più prudente fare una pausa per valutare gli effetti sul sistema prima di procedere.

C’è da dire che la valutazione fu incompleta perché la Bce non aveva la vigilanza sulle banche europee: ora ce l’ha e può agire con piena consapevolezza”, ha continuato.

“I tassi dovranno salire ancora per farla scendere fino all’obiettivo. Nel sistema c’è ancora molta liquidità.

L’aumento dei tassi determina perdite che devono essere assorbite nel tempo evitando ripercussioni nell’economia reale: ecco perché serve flessibilità”.

Alla domanda se c’è una colpa delle autorità di controllo americane, la Fed “doveva dare subito liquidità alla Svb per rimborsare i depositanti. Invece è intervenuta solo dopo finanziando il Fdic a danno fatto.

Eppure la funzione di prestatore di ultima istanza è competenza fondamentale di una banca centrale.

Il pasticcio ha varie spiegazioni: i poteri della Fed sono stati limitati dal Congresso dopo la crisi del 2008, quando compì un enorme sforzo finanziario per sostenere il sistema bancario e non si voleva che si ripetesse quest’esperienza.

Non a caso Yellen e Biden hanno detto che il “whatever it takes” non è un salvataggio.

Altro errore è stata la riforma di Trump che rinvia alle Fed regionali la vigilanza sulle banche medio-piccole”.

Quanto al fatto che la causa di tutto sia l’aumento dei tassi, “la crisi è nata da una gestione inadeguata dello squilibrio di liquidità tra attivo e passivo, tipico problema che si pone in fase di rincari dei tassi.

strano che il supervisore americano non abbia sottoposto la banca a stress test non solo di solvibilità ma di liquidità.

Di sicuro la Svb era gestita male, più simile a un fondo che a una banca: per otto mesi nel 2022 non ha avuto neanche il chief risk officer.

Deteneva depositi a vista di aziende hi-tech che potevano essere ritirati in un attimo, e investimenti in titoli a lungo invece soggetti al rischio-tassi.

Eppure la perdita per l’aumento degli interessi era assorbibile se la banca non avesse deciso di smobilitare in fretta il portafoglio titoli”.

In Europa non può succedere perché c’è una “comprensione del sistema bancario, composto da operatori soggetti a diverse fragilità.

La Svb aveva un modello di business troppo semplice e un sistema di gestione dei rischi altrettanto semplicistico.

Il fatto che investisse in titoli sicuri come quelli pubblici riduceva il rischio di solvibilità ma non quello di liquidità”.

Parlando di come sia possibile che un contagio tale sia generato da un istituto minore, “i problemi nascono spesso da banche piccole o medie, di solito mal gestite e la cui supervisione è sottovalutata dalle autorità di vigilanza”, ha concluso Bini Smaghi.

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