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L’ideologia ambientalista europea non si cura delle conseguenze delle sue scelte | L’analisi

“La decisione del Parlamento europeo di bloccare a partire dal 2035 la produzione di veicoli ritenuti inquinanti (a benzina e diesel) rappresenta un ulteriore passo in una direzione ben chiara”.

Così Carlo Lottieri sul Giornale parlando di ideologia e dirigismo: “Alla base di queste norme – scrive – c’è un’ideologia ambientalista che è pronta a compiere le scelte più devastanti senza curarsi minimamente delle conseguenze.

In particolare, va precisato che oggi l’argomento cruciale non è l’inquinamento, ma la produzione di anidride carbonica, ritenuta responsabile dei cambiamenti climatici.

La tesi, presentata come una verità incontrovertibile, è che il riscaldamento, anche di un solo grado, sarebbe accompagnato non soltanto da molti più guai che vantaggio, ma per giunta andrebbe interamente imputata all’azione umana.

La volontà di mettere sotto controllo l’intera società, operando una generale ‘green transition’, si basa su questa semplice tesi: le nostre attività emettono anidride carbonica e quest’ultima produce l’aumento della temperatura.

E – sottolinea l’editorialista – sull’altare di questo grado in più è necessario sacrificare tutto, ignorando qualsivoglia analisi costi-benefici.

Con i fanatici non è facile discutere. E in effetti i fautori di questa religione secolare non ammettono alcun confronto: pensano che si debba pagare qualsiasi prezzo pur di ridurre le emissioni, e non a caso ignorano le conseguenze anche ambientali delle auto elettriche, sebbene la produzione delle batterie sia altamente inquinante (tanto più che vanno cambiate di continuo).

Nelle direttive che rottamano case e aziende automobilistiche non c’è solo la faziosità e ambientalista, perché tutto poggia su una visione dirigista.

Gli europarlamentari ignorano quali saranno le tecnologie fra trent’anni, né – conclude Lottieri – possono prevedere quale sarà lo stato delle nostre conoscenze in materia ambientale. Chi vive di slogan, però, di questo non si cura”.

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