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L’ecologismo ideologico della UE rischia di fare danni | L’analisi

Su Italia Oggi Luigi Chiarello prende di mira l’ecologismo ideologico della Ue.

“Le imponenti raffiche della transizione ecologica e digitale, accelerate dagli appetiti della finanza internazionale e dalla feroce concorrenza cinese, sono incanalate dall’Ue in cunicoli normativi così dogmatici da rischiare la desertificazione industriale di intere aree e la riduzione dell’agricoltura a un giardino fiorito.

Due giorni fa il parlamento europeo ha sentenziato la morte dei motori a benzina e diesel, in favore dell’elettrico; nel 2035 andrà in soffitta l’intera filiera automotive tradizionale, che in Italia è radicata.

Sebbene il know-how industriale di Peugeot consenta a Stellantis di reggere la sfida, il sistema industriale del paese, protagonista nella subfornitura, sconta ritardi per via dei bassi investimenti fatti da Fca nei decenni.

La riconversione delle produzioni necessita di molti denari e i paesi con meno debito potranno sostenere la transizione. L’Italia meno. Non solo: gli occupati caleranno, perché per fare auto elettriche serve meno manodopera”.

Sul fronte dell’agricoltura, “l’eurodeputata Sarah Wiener (Verdi), relatrice per le nuove norme Ue sui pesticidi, ha proposto una sforbiciata dell’80% all’uso dei fitosanitari ‘pericolosi’ entro il 2030, superando il target già severo del 50% proposto dalla commissione.

Questa mannaia s’accompagna all’idea che industria e zootecnia vadano equiparate se si tratta di emissioni; in base alla nuova direttiva avanzata dall’esecutivo Ue, le stalle con 150 capi devono soggiacere agli stessi vincoli ambientali e autorizzativi imposti alle produzioni più inquinanti.

Il che comporta la chiusura di migliaia di allevamenti. Terzo versante: la Commissione Ue ha proposto che gli immobili esistenti siano a emissioni 0 entro il 2050 e raggiungano la classe energetica E per il 2030, la D al 2033; l’Europarlamento ha rincarato la dose, chiedendo che gli edifici in classe E, F e G siano tutti ristrutturati entro il 2033.

Chi paga queste rivoluzioni? Innovazioni tecnologiche si miscelano a decisioni ideologiche, prodotte da partiti che non rappresentano più i bisogni, ma tweet d’opinione.

Regole draconiane, che sembrano precetti religiosi, generano praterie di business accessibili alle sole imprese di grandi dimensioni. In mezzo c’è il ceto medio, asciugato nella ricchezza e stritolato dalla competizione delle macchine

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