Secondo quanto riportato dall’analisi di EY EV (Electric Vehicle) Country Readiness Index, il 45% degli italiani acquisterebbe un veicolo elettrico, ma è frenato dal fattore economico e la carenza di infrastrutture di ricarica. Il lato negativo della medaglia costi è rappresentato dalla scarsa willingness to pay (ossia, il prezzo massimo che i clienti sono disposti a pagare per un prodotto o servizio) per la fascia premium di mercato (la fetta più grande dell’offerta EV in questo momento).
Il trend è anche confermato dai dati di vendita degli ultimi mesi dove dominano le auto di segmento A e B a discapito dei segmenti premium, con un impatto diretto quindi sulla quota complessiva di vendite dei veicoli elettrici Bev e Phev che nel 2021 si è fermata a circa il 9%. Ma anche le infrastrutture e il sistema produttivo nazionale sono i talloni d’Achille dell’Italia nello sviluppo dell’auto elettrica, in cui si posiziona al 12° posto su 14 mercati analizzati dalla ricerca.
Il nostro Paese, infatti, sconta il peggiore scoring, davanti solo all’India e all’Olanda: è in ritardo nella produzione in-house sia per quanto concerne l’indotto che la produzione di veicoli elettrici (con una sola fabbrica ad oggi attiva e due Giga-Factory in fase di costruzione). Si stima che nel periodo 2022-2026, a fronte di una quota del 66% di veicoli elettrici che verranno lanciati sul mercato italiano, solamente il 18% di questi verrà prodotto sul territorio nazionale. Altri fattori penalizzanti, secondo EY, sono la bilancia energetica che vede circa il 15% di import di energia elettrica e una scarsa presenza di colonnine fast e superfast.
Il contesto regolatorio vede l’Italia allineata alla maggior parte degli Stati dell’Indice EY per quanto concerne il sistema di incentivi all’acquisto, gli impegni relativi al bando dei motori a combustione (2035) e l’obiettivo net zero per il 2050. Il Paese, infatti, si colloca complessivamente al 9° posto in questo driver. Rimangono però alcune aree di miglioramento nella normativa volte a favorire in primo luogo lo snellimento delle procedure (come fatto per la recente regolamentazione in merito agli affidamenti dei servizi di ricarica in autostrada), ma anche proponendo incentivi non monetari (ad esempio low-emission zone e vantaggi riservati a possessori di auto elettriche) come già attuato ampiamente da Paesi quali Norvegia, Cina e Germania.
Guardando all’ecosistema dell’e-mobility in generale, pertanto, questo è ancora in una fase di maturazione, secondo EY. «Secondo la nostra indagine, solo per il 24% degli italiani la difficoltà legata alla ricarica di un veicolo elettrico influisce sull’acquisto», commenta Giovanni Passalacqua, partner e automotive consulting leader di EY in Italia, «un dato che è più basso rispetto ad altri Paesi. Tuttavia, il caro energia e la spinta inflazionistica, potrebbero frenare lo sviluppo del mercato. Per sostenere e accelerare lo sviluppo del settore nel medio-lung termine sarà fondamentale la semplificazione normativa, oltre a far convergere incentivi e interventi di investimento pubblico con iniziative industriali esistenti e future sul territorio».