Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[L’analisi] Bruxelles difende il reddito di cittadinanza

La Commissione europea  interviene contro la povertà e l’esclusione sociale con una raccomandazione agli Stati Ue affinché usino al meglio lo strumento del reddito minimo. E sull’ipotesi di abolire il reddito di cittadinanza italiano invita a riflettere bene bene prima di intervenire. L’obiettivo delle proposte presentate oggi da Bruxelles è ridurre entro fine 2030 di 15 milioni, rispetto ai 95 attuali, il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale e portare dal 73 al 78% la popolazione occupata tra i 20 e i 64  anni. “In un momento in cui molte persone stanno lottando per  sbarcare il lunario, sarà importante che questo autunno gli Stati membri modernizzino le loro reti di sicurezza sociale con un approccio di inclusione attiva per aiutare i piu’ bisognosi”, ha segnalato il il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis.    

Rispetto al dibattito italiano sul reddito di cittadinanza, di fatto una tipologia di reddito minimo, il commissario Ue al lavoro Nicolas Schmit ha invitato a interrogarsi su che cosa accadrebbe eliminandolo dall’oggi al domani. “Se lo si elimina di punto in bianco facendo in modo che chi non ha accesso al  lavoro si trovi in una situazione di povertà e totale privazione  nella speranza che si precipitino sul primo lavoro che trovano,  credo non funzionerebbe”, ha detto. Il tema importante, ha spiegato, è declinare eventuali misure con politiche di sostegno  all’occupazione.    

Un reddito minimo è oggi previsto in tutti gli Stati dell’Ue, sia con sostegni integrativi a chi percepisce meno della soglia necessaria per una vita dignitosa e sia con sussidi ai  disoccupati. Secondo la Ue, tuttavia, ci sono diverse storture e inefficienze: non lo riceve tra il 30 e il 50% della popolazione che potenzialmente potrebbe percepirlo, e il 20% dei disoccupati è oggi a rischio povertà. Con la nuova raccomandazione si chiede  ai Ventisette di conseguire un livello adeguato di sostegno al reddito entro la fine del 2030, “salvaguardando la sostenibilità delle finanze pubbliche”. Agli Stati, poi, si raccomanda di usare almeno il 25% dei fondi sociali europei per combattere l’esclusione sociale. 

Chiedendo al Consiglio Ue di adottare una raccomandazione sul salario minimo, l’esecutivo di Bruxelles prevede poi di migliorarne adeguatezza, copertura e modalità di assunzione. Di migliorare l’accesso al mercato del lavoro per coloro che possono lavorare. E di far valutare l’efficacia degli ammortizzatori sociali a livello comunitario, nazionale, regionale e locale. Inoltre, per promuovere la parità di genere  e aiutare i giovani adulti, si chiede di facilitare la ricezione del reddito per persona e non per famiglia.    

“I sistemi di protezione sociale aiutano a ridurre le disuguaglianze e le differenze sociali. Assicurano una vita dignitosa per coloro che non possono lavorare e, per coloro che  possono, incoraggiano a tornare al lavoro”, ha detto Dombrovskis. “Oggi più di una persona su cinque nell’Ue è a rischio di povertà ed esclusione sociale”, ha ricordato Schmit. “In un contesto di elevati costi della vita e di incertezza,  dobbiamo garantire che le nostre reti di sicurezza siano all’altezza”. Tutti motivi in base ai quali la Confederazione dei sindacati europei Etuc ha chiesto che gli interventi per garantire un reddito minimo adeguato vengano attuato subito e non nel 2030. 

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.