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La morte di Willy: Eraldo Affinati (scrittore) e le falle del sistema educativo e sociale

Tutti a scuola in nome di Willy. Avvenire titola così l’editoriale firmato da Eraldo Affinati – scrittore e insegnante italiano – in cui ci si domanda cosa non funzioni nei meccanismi educativi e sociali.

“Era un ragazzo italiano di seconda generazione, Willy Monteiro Duarte, come si dice dei figli nati in Italia da genitori immigrati, in questo caso di origine capoverdiana: indistinguibili dai nostri, se non per il colore della pelle. Ebano quella sua. Aveva ventuno anni. Era benvoluto da tutti. Un po’ ciociaro, un po’ no. Lo guardavi e ti stava subito simpatico: l’Italia del Ventunesimo secolo, comunque sia, io almeno lo spero, avrà le sue fattezze, la sua generosità, il suo coraggio, la sua allegria, e sarà migliore di tante altre che nel passato abbiamo avuto, più di quanto noi oggi possiamo immaginare. Non so chi glielo avesse insegnato, ma Willy sapeva, lo ha dimostrato coi fatti, pagandolo troppo caro, che se scopri un’ingiustizia accadere accanto a te, non puoi passare indifferente, chiamandoti fuori come se niente fosse. Ti senti spinto a intervenire. A costo di rischiare la pelle. Sono scappati tutti, tranne Willy che è rimasto da solo a fronteggiare l’orda selvaggia. Smilzo, scricchiolino, senza difesa, non abituato a fare a botte, una preda quasi inerme. Basta guardare i volti degli aggressori, ora agli arresti, per intuire tutto: appassionati di arti marziali miste, coi muscoli costruiti mediante lunghe sedute in palestra, i corpi tatuati, gli sguardi truci, la testa vuota. Begli eroi: si sono accaniti cinque contro uno, vigliaccamente, sferrando calci mirati al cranio, uno dei quali è risultato fatale. Il branco dei predatori, capace di trasformare una bella provincia italiana di fine estate nella pianura del Serengeti, dove il più forte sbrana il più debole, si è dato alla fuga. I magistrati adesso indagheranno sulla presunta aggravante razziale. Gli assassini andranno alla sbarra: alcuni fra coloro che gli sono stati vicini negli scorsi anni forse si faranno qualche domanda. Del resto, dovremmo porcela anche noi: educatori, insegnanti, genitori. Come è stato possibile allevare questi animali umani? Quali scuole hanno frequentato? Dove sono cresciuti? Finché ci saranno tipi come loro, avremo sempre perso tutti, è ovvio. Significa che qualcosa nel nostro sistema sociale, diciamo così, non funziona. In questi giorni stiamo tentando di riaprire le scuole italiane. Sarebbe un bel segno se lo facessimo, a prescindere da quelle che potranno essere le risultanze processuali, anche a nome suo”.

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