Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Il premier Giuseppe Conte e la diatriba sulle risorse, dal Sure al nodo Recovery-Mes

In Italia si apre la partita delle risorse.
A meno di colpi di scena dell’ultim’ora, il premier Giuseppe Conte potrà affrontare l’autunno con i 27 miliardi del fondo Sure in cassaforte. Non è poco, ma non basterà certo a disinnescare la battaglia che si aprirà, da qui alle prossime settimane, sulla gestione del Recovery Fund. Con il nodo del Mes, sul quale parte della maggioranza vuole far cadere il M5S.
Sulla gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund la prima battaglia ad aprirsi sarà quella del pallino della gestione: la mancata istituzione di una commissione ad hoc non ha frenato la voglia di un ruolo di primo piano del Parlamento. E non è solo l’opposizione a chiederla. Sabato scorso il neo-presidente della commissione Politiche Ue, il Dem Dario Stefano, spiegava come il Recovery Plan “dovrà essere il risultato del confronto e del lavoro che realizzeremo in Parlamento, luogo deputato ad esprimersi”.
Resta da capire come Palazzo Chigi intenderà coinvolgere le Camere: di certo a Conte servirà l’ok dell’Aula prima di inviare il piano di riforme a Bruxelles entro il 15 ottobre. Ed è proprio nel passaggio in Assemblea che Conte rischia di ritrovarsi di fronte al nodo del Mes. “Bene il fondo Sure, ora basta teatrini sul Mes”, avverte l’europarlamentare eletto nel Pd Giuliano Pisapia. “I fondi Sure funzionano come quelli del Mes, su cui c’è un assurdo veto”, incalza il renziano presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin. Toccherà a Conte prendere tempo, cercando di districarsi tra le mai sopite tensioni nella maggioranza. Tensioni che rischiano di divampare nel corso di una campagna per le regionali segnata dal fallimento dell’alleanza Pd-M5S in luoghi chiave come la Puglia. Il Recovery Fund sfiora solamente la prima riunione dopo la pausa estiva convocata da Conte con i capidelegazione a Palazzo Chigi. Settembre, infatti, presenterà altri, pericolosi, fattori di rischio: dalla riapertura delle scuole alla possibile seconda ondata, fino alle tensioni con le Regioni sull’onda di quelle tra Nello Musumeci e il Viminale sui migranti.
Il premier, in questi giorni, ha silenziosamente predicato prudenza evitando anche di entrare direttamente nella questione migranti in Sicilia. Ma Conte è consapevole del rischio di un accavallamento tra l’emergenza Covid e la campagna per le Regionali. Con l’ombra del rimpasto sullo sfondo e l’eventuale ritorno della tensioni con parti sociali e Confindustria. “Ci avevano detto che ad agosto avrebbero lavorato alla stesura del Recovery Plan, tutto fermo”, torna all’attacco Carlo Bonomi. In realtà, ad agosto, i tecnici del Ciae (il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei) hanno lavorato ai vari progetti potenzialmente finanziabili. Ma per Conte, fra non molto, verrà il tempo delle scelte politiche.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.