“Sull’estrazione di terre rare l’Italia si sta muovendo in anticipo.
L’Europa ha capito che sul fronte della transizione green bisogna darsi obiettivi sfidanti e quello delle materie prime è un settore strategico, non solo dal punto di vista industriale, ma è in gioco la nostra libertà e sovranità”.
In un’intervista a la Repubblica il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, spiega in questo modo la posizione del governo italiano rispetto al nuovo regolamento Ue sulle materie prime strategiche.
A suo avviso, serve infatti “un’operazione di onestà: la transizione ecologica non è pranzo di gala ma una nuova rivoluzione industriale, per arrivare pronti al 2030 ci dobbiamo porre obiettivi sfidanti”.
Secondo il ministro il punto nodale è che come Paese “abbiamo appena capito quanto è stato pericoloso affidarci alle fonti fossili russe, non possiamo fare lo stesso con la Cina sulle terre rare e i minerali preziosi.
In questi anni Pechino ha seguito una politica espansionistica con acquisizioni di giacimenti, specie in Africa e concentrando poi la lavorazione in patria”.
Urso spiega che l’Europa si è posta quattro obiettivi, che sono “aumentare la produzione interna fino al 10% del consumo previsto nel 2030, che per alcuni minerali significherà un aumento della domanda da 3 a 10 volte”, pertanto “lavorare fino al 40% di queste terre rare all’interno dell’Ue, aumentare il riciclo che coprirà fino al 15% del consumo e ridurre l’esposizione a un singolo paese terzo per ciascuna materia strategica al massimo al 65% del fabbisogno” è l’obiettivo dell’Italia per incidere con una propria produzione.
Quanto a aprire o riaprire la ricerca mineraria nell’Italia dei mille vincoli e dei veti locali incrocia, il ministro assicura: “Parleremo con tutti: Regioni, comunità locali, imprese e sindacati, con l’entrata in vigore del regolamento Ue ci saranno anche delle riforme legislative necessarie.
Non verranno messi a repentaglio i nostri standard di tutela ambientale e sociale.
Già altri paesi d’Europa stanno sperimentando proteste e opposizioni.
Ma qui si inserisce l’operazione di onestà: finora abbiamo lasciato che le terre rare arrivassero da Paesi dove i controlli ambientali e sulla qualità del lavoro erano minimi”.