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Il generale Claudio Graziano (ex Presidente del Comitato Militare Ue): «Vi spiego l’escalation nucleare e i rischi connessi»

Repubblica ospita un’analisi ‘militare’ firmata dal generale Claudio Graziano sui rischi di escalation nucleare nel conflitto ucraino: “Sin dalle prime ore della folle invasione dell’Ucraina del 24 febbraio – scrive Graziano – Vladimir Putin ha dato l’ordine di aumentare il livello di allerta delle forze nucleari russe, avanzando velate minacce d’impiego.

Se è vero che l’aumento dei livelli di allerta può rientrare nella logica militare di un conflitto, il fare dichiarazioni circa la possibilità d’impiego dell’arma nucleare rappresenta già un rischio altrettanto serio.

Ciò che contraddistingue questa fase del conflitto dalla Guerra fredda è questo processo di normalizzazione semantica di un possibile utilizzo dell’arma nucleare.

L’espediente trovato da Putin per sostenere questa ‘narrazione strategica’ è quello della bomba tattica nucleare.

L’utilizzo di armi nucleari tattiche – spiega l’editorialista – è pensato per disarticolare e arrestare, grandi schieramenti di forze nemiche quando il numero di mezzi e uomini è soverchiante, ma anche quando la guerra sembra portare a risultati insoddisfacenti.

L’arma nucleare strategica è concepita per coprire distanze intercontinentali e colpire il nemico in profondità sul proprio territorio.

Ciò che invece caratterizza le armi nucleari e determina se si tratta di impiego tattico o strategico sono gli obiettivi verso cui sono rivolte, i danni che provocano e gli effetti che producono.

Un’arma di alcune decine di chilotoni, fatta magari esplodere in mare aperto o in aree remote di un Paese presidiate da sole forze militare, oltre all’immenso danno ambientale, non avrebbe ripercussioni dirette sulla popolazione e, forse, potrebbe essere letta solo come una mera azione dimostrativa.

È, però, altrettanto vero che un ordigno di zero virgola chilotoni indirizzato su obiettivi militari a ridosso di una città comporterebbe immediatamente la morte anche di migliaia di civili e una chiara, ferma e severa risposta. Il rischio di un’escalation nucleare o del cambio di scala del conflitto in Ucraina non è immediato.

Resta alto, invece, il rischio dell’incidente sia dovuto all’errore, vedasi i bombardamenti sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sia a forze che, più per dinamiche di politica interna che per strategia militare, hanno l’interesse a rendere ancora più ingovernabile questo conflitto.

Oggi, purtroppo – conclude Graziano – quello che rappresenta il pericolo maggiore è la mancanza di un solido canale di comunicazione”.

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