Il 2 giugno si festeggia la nascita della Repubblica Italiana. La data non è scelta a caso, il 2 giugno è stato il giorno del referendum istituzionale del 1946 attraverso il quale gli italiani furono chiamati a scegliere tra la Repubblica e la Monarchia.
I votanti 77 anni fa furono quasi 25 milioni, con un’affluenza dell’89,08%, percentuale che fa impallidire i nostri quorum di oggi. La Repubblica vinse con uno scarto piccolo, il 54,27% delle preferenze, certificando un profondo divario di vedute tra il Centro Sud, monarchico, e il Centro Nord, repubblicano.
Questo divario non si ebbe, però, sotto il profilo della rappresentatività femminile.
Infatti, ciò che non tutti conoscono è il ruolo fondamentale che le donne hanno avuto in questo scenario così complicato al termine di un conflitto mondiale cruento e con un costo altissimo di vite umane.
La nascita al femminile della Repubblica italiana inizia qualche mese prima. Il 1946 è stato l’anno che ha sancito il diritto di voto alle donne: per la prima volta in Italia le donne maggiorenni potevano votare e essere elette.
Il primo tangibile passo delle donne nell’attività politica del paese, dopo l’esperienza della Resistenza, si registrò quindi in occasione delle prime elezioni amministrative postbelliche del 10 marzo 1946: le rappresentanti femminili con almeno 25 anni di età potevano essere elette.
E divennero così sindaco per la prima volta in Italia Margherita Sanna a Orune, in provincia di Nuoro; Ninetta Bartoli a Borutta, in provincia di Sassari; Ada Natali, che sarà poi parlamentare, a Massa Fermana, in provincia di Fermo; Ottavia Fontana a Veronella, in provincia di Verona; Elena Tosetti a Fanano, in provincia di Modena; Lydia Toraldo Serra a Tropea, in provincia di Vibo Valentia.
Poi, il 2 giugno 1946 l’Italia intera venne chiamata al voto per sancire la nascita della Repubblica.
Il 25 giugno 1946 si riunì per la prima volta l’Assemblea Costituente e ben 21 donne entrarono a far parte di quel gruppo di eletti che potevano sedere ufficialmente nei banchi della politica. Le cosiddette Madri Costituenti erano rappresentanti dei diversi partiti presenti nel paese: nove dalla DC, nove dal PCI, due dal PSIUP ed una dal Fronte Liberale Democratico dell’Uomo qualunque.
Cinque tra queste entrarono nella Commissione dei 75, incaricata di scrivere la Carta Costituzionale:
- Maria Federici,
- Angela Gotelli,
- Tina Merlin,
- Teresa Noce
- Nilde Jotti, che trent’anni dopo divenne la prima Presidente della Camera donna.
L’ingresso di queste 21 donne nello scenario politico nazionale fece sì che le istanze del mondo femminile, fino ad allora delegate agli uomini, potessero essere portate avanti in prima persona da chi fino a poco prima era senza voce. Quelle 21 donne rappresentarono in quel momento tutte le donne che nel 1946 cominciarono a sentirsi sempre più paritarie agli uomini.
Sarebbe doveroso raccontare la storia di ciascuna di loro, e forse lo faremo. Nel frattempo, pubblichiamo il loro elenco diviso per area geografica di nascita, proprio per far capire che tutta Italia era rappresentata dalla compagine femminile, al di là di ogni distanza e di ogni barriera.
NORD OVEST
- Laura Bianchini – Castenedolo (Brescia)
- Angiola Minella – Torino
- Rita Montagnana – Torino / Mondovì (Cuneo)
- Teresa Noce – Torino
- Maria Maddalena Rossi – Codevilla (Pavia)
NORD EST
- Elisabetta Conci – Trento
- Maria De Unterrichter Jervolino – Ossana (Trento)
- Angelina Livia Merlin – Pozzonovo (Padova)
CENTRO NORD
- Adele Bei – Cantiano (Pesaro Urbino)
- Bianca Bianchi – Vicchio (Firenze)
- Angela Gotelli – Albareto (Parma)
- Nilde Iotti – Reggio Emilia
- Teresa Mattei – nata a Genova vissuta a Bagno a Ripoli (Firenze)
CENTRO
- Maria Agamben Federici – L’Aquila
- Filomena Delli Castelli – Città Sant’Angelo (Pescara)
- Angela Maria Guidi – Roma
- Elettra Pollastrini – Rieti
SUD
- Vittoria Titomanlio – Barletta
ISOLE
- Maria Nicotra Fiorini – Catania
- Ottavia Penna – Caltagirone (Catania)
- Nadia Gallico Spano – Nata a Tunisi (Eletta a Cagliari)
Ricordare la loro storia in un giorno come il 2 giugno, così importante per il nostro Paese, è un invito a fare ancora di più di quello che stiamo facendo nell’ottica della parità di genere.
L’aver raggiunto il traguardo di una donna Presidente del Consiglio per la prima volta nella storia della Repubblica è sicuramente un risultato che si inserisce nel solco di quello che pensavano e volevano le Madri della Costituzione.
Però troppo spesso, ancora oggi, soprattutto in alcuni ambiti della vita professionale e sociale dell’Italia, lo sforzo e l’impegno della Madri Costituenti sembra non aver provocato effetti. Solo nella giornata di ieri la Banca d’Italia nella Relazione annuale 2022 ha affermato che “la nascita di un figlio ha conseguenze rilevanti per le prospettive di carriera delle donne che continuano a svolgere un’attività lavorativa”.
Infatti, “a parità di età, competenze e reddito da lavoro iniziale, la retribuzione annua delle madri a quindici anni dalla nascita del primogenito è in media circa la metà di quella delle donne senza figli”. Il che vuol dire che fare figli e fare carriera oggi in Italia per una donna non è possibile.
Ancora troppi i divari, ancora troppe le distanze di trattamento tra uomini e donne. Il punto di partenza da cui veniamo tutti noi, quel 2 giugno del 1946, aveva chiaro lo spirito e l’idea necessari per costruire una grande Italia, con uomini e donne affiancati gli uni alle altre. Facciamo in modo che ogni giorno questa ispirazione di fondo diventi una concreta realtà.