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Ignazio Visco (governatore Banca d’Italia): «Razionalizzazione dei costi e aggregazioni: ecco cosa devono fare le banche più piccole per sopravvivere»

Le banche più deboli dal punto di vista reddituale devono ridurre i costi altrimenti per loro «resta unicamente l’integrazione con altri intermediari dotati di livelli di efficienza più elevati, senza la quale sarebbero concrete le prospettive di uscita dal mercato». Così si è espresso il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sottolineando come «spesso i percorsi di risanamento non possono prescindere da una riduzione dei costi, anche quelli del personale».

«Mentre gli intermediari più grandi hanno da tempo intrapreso un percorso di razionalizzazione, quelli più piccoli incontrano difficoltà a ridurre il personale oltre una certa soglia, anche per l’esigenza di presidiare le funzioni critiche. La Banca d’Italia non smetterà di seguire le banche di credito cooperativo riunite nelle due capogruppo Iccrea e Cassa Centrale anche con il passaggio alla vigilanza europea».

Visco incita le banche più piccole a razionalizzare i costi per vedere al futuro con più tranquillità. «Non significa affidare le sorti del movimento cooperativo a un supervisore “distante” e ignaro della sua storia e delle sue funzioni. Come parte integrante della nuova supervisione, la Banca d’Italia contribuisce ad assicurare che l’esercizio della vigilanza prudenziale sulle BCC affiliate ai gruppi sia rispettosa delle specificità riconosciute a tali intermediari dalla normativa nazionale, preservando inoltre, per quanto possibile, criteri di continuità interpretativa e applicativa rispetto al passato»

Il numero uno di Bankitalia ha riconosciuto come «l’esercizio dei poteri di direzione e coordinamento previsti dal contratto di coesione abbia già consentito in numerosi casi alle capogruppo di intervenire con rapidità nel caso di BCC in difficoltà o interessate da fenomeni di illegalità, attraverso aggregazioni o sostegno patrimoniale, anche per mezzo di azioni di finanziamento. La regia delle capogruppo ha inoltre avuto un ruolo cruciale nelle strategie di riduzione dei crediti deteriorati, la cui incidenza sul totale dei prestiti, al netto delle rettifiche di valore, si è quasi dimezzata dal 6,9 al 3,6 per cento dal momento della costituzione dei gruppi, pur rimanendo ancora superiore alla media del sistema».

Ignazio Visco, infatti, chiede il rinnovo e un “maggiore automatismo” per la misura, prevista dal decreto rilancio del maggio 2020, per le banche più piccole in crisi, a supporto di operazioni di cessione di attività e passività in liquidazione. Ha ricordato come le condizioni della Ue «che ne rendono complesso e incerto l’utilizzo. Oltre al rinnovo dello schema per il prossimo anno, è quindi auspicabile mirare a un maggiore automatismo nella sua applicazione».

«Resta comunque necessario completare l’Unione bancaria con l’istituzione di un fondo comune di garanzia dei depositi che non si limiti unicamente a fornire un supporto alla liquidità agli schemi nazionali e sia complementare all’utilizzo di questi ultimi. All’interno del mercato unico i depositanti dovrebbero godere dello stesso livello effettivo di protezione, contrastando i rischi di frammentazione e accrescendo la fiducia complessiva nel sistema bancario europeo. Il fatto che su questo aspetto non si riesca a fare il necessario salto di qualità, in un momento in cui su altri fronti la coesione si sta invece rafforzando, è motivo di rammarico».

«Occorre proseguire gli sforzi per far sì che anche l’architettura istituzionale europea in materia bancaria possa fornire il suo fondamentale contributo alla costruzione di un’Unione economica e monetaria più forte e coesa», ha concluso Visco. 

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