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Fabrizio Galimberti: “La Cina rallenta e invecchia”

La Cina continua a essere il Paese dei primati, ma ora lo è in negativo. Ne parla l’economista Fabrizio Galimberti. «Due numeri sono stati appena rilasciati: a) il tasso di crescita dell’economia nel 2022 viene stimato al 3%, il più basso da quasi mezzo secolo, se non consideriamo l’annus horribilis del Covid 2020; b) il primo segno negativo nel numero degli abitanti».

«Era da quasi due terzi di secolo che la popolazione in Cina non registrava una diminuzione: l’ultima volta fu alla fine degli anni Cinquanta, ai tempi della Grande carestia causata dall’insano Grande balzo in avanti di Mao. Dei due numeri, quello più preoccupante è il secondo. Per il Pil, è vero che nel 2022 la Cina ha smesso di fare la locomotiva (la Banca mondiale dà la crescita mondiale 2022 allo stesso ritmo, il 2,9%), ma è anche vero che quel ruolo di trascinamento la Cina dovrebbe riprenderlo quest’anno, col mondo che rallenta e l’Impero celeste che accelera. Il dato demografico, invece, non promette bene», scrive sul magazine InPiù.net.

«La demografia non perdona, e decenni di politica del “figlio unico” (avviata nel 1980 e abolita nel 2015) non potevano che portare a un rallentamento della crescita demografica: rallentamento che si è trasformato in riduzione nell’anno passato, e che è esacerbato da due altri fattori, uno temporaneo (morti da Covid) e uno permanente (i cinesi, come in altri Paesi, fanno figli più tardi, e le donne si preoccupano di più della carriera, mentre gli asili-nido non sono diffusi come in Occidente)».

«Una popolazione che rallenta o si riduce è, quasi per definizione, una popolazione che invecchia. Il tasso di dipendenza (anziani in percentuale sulla popolazione in età di lavoro) sta crescendo. Il contratto implicito nella società cinese – il governo promette redditi crescenti in cambio di limitazioni alle libertà civili – si sta sfrangiando. I cinesi hanno scoperto che le proteste funzionano (vedi le manifestazioni che hanno portato all’abbandono del Covid-zero) e niente sarà più come prima».

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