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Daniele Franco (ministro Economia): «Riforma fiscale: sarà imponente e graduale»

Il ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, sostiene che la riforma del fisco sarà graduale, e si realizzerà seguendo diverse tappe e l’emergere di risorse e coperture finanziarie. Il governo si è impegnato a vararla entro luglio, ma si suppone ci vorrà qualche giorno in più. Sarà dato spazio prima agli interventi a costo zero e alle priorità come il superamento dell’Irap. Dopodiché, bisognerà prima trovare le risorse per compiere un taglio incisivo anche dell’Irpef.

«Escluderei» che sia sul tavolo del Cdm della prossima settimana, dice il premier Mario Draghi. Più probabile che arrivi invece la legge sulla concorrenza per cui il Recovery fissa la stessa scadenza di fine mese. Ci sarà quindi qualche giorno in più per chiudere la delega fiscale: facendo leva sul lavoro «imponente» già fatto dalle commissioni Finanze di Camera e Senato, il progetto avrà l’ambizione è di arrivare a una «riforma organica» del sistema perché – come indicato anche da Draghi – non è «una buona idea» cambiare le tasse una alla volta, e che duri nel tempo. Ma per un taglio delle tasse «strutturale», avverte intanto Franco, non si può che passare da una riduzione della spesa e dalla lotta all’evasione.

Le questioni più spinose come la revisione delle aliquote Irpef – i partiti sono ancora divisi tra una riduzione che mantenga però il sistema a scaglioni o il passaggio all’aliquota continua alla tedesca – verranno rimandate ai decreti attuativi che saranno scritti sentendo anche le parti sociali e scritturando una squadra di esperti per ottenere la «massima condivisione». Anche perché per entrare nel dettaglio delle scelte sarà indispensabile avere il quadro delle risorse disponibili che al momento resta «incerto» per via dell’evoluzione della pandemia, con la diffusione delle varianti che può mettere a rischio il target del +5% del Pil.

Per «alleggerire il prelievo non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti» e una operazione in deficit, dice a chiare lettere il ministro, non rientra quindi tra gli scenari possibili. Si vedrà «con le prossime manovre» e intanto per il 2022 sul tavolo restano i 2-3 miliardi stanziati con l’ultima legge di Bilancio. Con quei fondi si potrebbe iniziare dalla cancellazione dell’Irap che dopo i ripetuti rimaneggiamenti degli ultimi anni «non appare più giustificata». Se l’Irap fosse riassorbito nell’Ires, una delle ipotesi, servirebbero appunto circa 3 miliardi per coprire i versamenti di quei soggetti che non pagano l’imposta sulle società.

L’altro binario sarebbe quello del cuneo fiscale, guardando a «quelle parti della curva» della tassazione sul lavoro in cui «le aliquote marginali e medie sono molto elevate». Ma anche in questo caso il nodo resta quello delle coperture. Certo, ci sarebbero ancora le risorse del cashback che per ora resta sospeso. «Niente impedisce di riprendere», dice Franco, a patto che lo sforzo, 1 miliardo e mezzo in sei mesi, valga il beneficio. I ragionamenti sono aperti su diversi altri suggerimenti, da quello di favorire il secondo percettore del reddito a quello di mantenere la flat tax fino a 65mila euro con un meccanismo più graduale di passaggio alla tassazione ordinaria, con l’avvertenza però che la prima operazione da fare resta quella di semplificare un sistema che attualmente è già «eccessivamente frammentato».

Lo stesso vale per le tax expenditures (tenendo conto che su ogni voce vanno fatte scelte che hanno un “costo politico”): l’obiettivo, insomma, deve essere quello di «avere una struttura di aliquote più basse e un numero inferiore di eccezioni alle aliquote». La cornice dell’intervento conterrà anche le linee guida per riportare tutte le norme in un unico codice tributario e per un restyling dell’Iva, che potrà essere tanto più ampio quanto più si riuscirà a combattere l’evasione. Nel frattempo, si potrà comunque procedere «anche a parità di gettito» a una «razionalizzazione del numero delle aliquote e anche una ricomposizione dei beni delle varie categorie». Nessun aumento, assicura, così come nella delega non ci sarà nessuna «patrimoniale».

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