Meno chiacchiere e più fatti: è il nuovo stile di governo imposto da Mario Draghi, come sottolinea Franco Bechis sul Tempo.
Il presidente del Consiglio, scrive Bechis, «non ha pronunciato una parola. Non ha fatto un proclama, né fatto trapelare prima nemmeno la più pallida indiscrezione. Però in pochi giorni Mario Draghi ha rivoluzionato la struttura di comando con cui l’Italia stava naufragando nella sua battaglia più importante, quella delle vaccinazioni».
«Ieri in pochi minuti e con un comunicato stringato di formale e freddo ringraziamento per il lavoro fatto, il premier ha dato il benservito a Domenico Arcuri e nominato nuovo commissario straordinario all’emergenza il generale Francesco Paolo Figliuolo».
«Senza mai dire nulla dunque il premier ha cancellato in tre mosse un anno di errori nella lotta alla pandemia e tutta la tigna del suo predecessore, Giuseppe Conte, nell’insistere sugli sbagli e sugli uomini che sbagliavano rivendendo con slogan ogni caduta in un improbabile ma celebratissimo successo».
«Coordinamento della lotta alla pandemia a un uomo del fare come Franco Gabrielli, passato dalla guida della Polizia a Palazzo Chigi come sottosegretario braccio operativo del premier. Ritorno alla guida della Protezione civile di Fabrizio Curcio, altro manager dell’emergenza abituato a operare più che a chiacchierare come il predecessore Angelo Borrelli (brav’uomo, intendiamoci, ma non adatto al ruolo)».
«Una svolta radicale, che fa capire come le attese di un passo diverso del nuovo premier fossero più che giustificate, e Draghi procede con ben altro ritmo del predecessore. Davvero seppellito lo stile Rocco Casalino dove la sola cosa che contava del governo era presentare in modo roboante l’aria fritta senza mai ottenere un solo risultato, perché ora si bada solo alla sostanza senza nemmeno preoccuparsi di come la si comunica».