Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Franco Bechis (Il Tempo): «Le rivendicazioni sul diritto prioritario alla vaccinazione, specchio e vergogna del Paese»

Sul Tempo, Franco Bechis se la prende con i “furbetti” del vaccino, annidati persino in Bankitalia. «“A me il vaccino please” – scrive – è diventato il grido di battaglia delle organizzazioni sindacali dei dipendenti di Banca d’Italia. E a ruota di ogni professione e organizzazione».

«Non mi scandalizza che smaniassero dalla voglia di farlo: la gran parte degli italiani non sogna che essere protetta da quel coronavirus che ha ripreso a macinare centinaia di vittime al giorno nella penisola. Ma intristisce il motivo di questa umanissima voglia di avere l’antidoto prima, fosse anche tagliando un po’ la fila: “la nostra professione è essenziale, delicata, in prima linea, più rischiosa delle altre”».

«Lo hanno rivendicato un po’ tutti con le stesse parole nelle ultime settimane, senza nemmeno avvertire l’aspetto grottesco di quelle parole. Perché utili tutti siamo, necessari mai. Ai magistrati e avvocati che si sono messi in prima fila ricordo che gli scienziati che assistono il governo hanno chiuso i ristoranti e i bar ben più dei tribunali, e che quindi il rischio della vita l’abbiano avuto più camerieri e baristi di loro: sarebbe ingiustizia e prepotenza passare davanti».

«E si potrebbe continuare con mille altri paragoni per dimostrare che ingiustizia è stata fare passare davanti ad altre professioni gli operatori della giustizia, e che ingiustizia sarebbe oggi concedere la stessa cosa ad altri, e lo dico prima di tutti alla mia categoria, quella dei giornalisti».

«Queste strilla e rivendicazioni sul diritto prioritario alla vaccinazione – conclude Bechis -, benché affievolitesi in queste ultime ore dalla prospettiva di vedersi inoculare la dose di AstraZeneca, sono specchio e vergogna di un paese a cui questo anno tremendo non ha insegnato proprio nulla».

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.