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Enrico Giovannini (Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili): «Le riforme del Pnrr serviranno ad attirare più investimenti privati»

«Le riforme del Pnrr serviranno ad attirare più investimenti privati». Lo afferma il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini intervistato da Roberto Mania per la Repubblica.

Il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, è davvero ambizioso, il governo stesso lo definisce “epocale”. Però deve fare i conti con la realtà: per come è organizzata ora la macchina burocratica per realizzare tutti i progetti ci vorranno decine di leggi, tantissimi passaggi amministrativi, ricorsi e controricorsi ai Tar, e così via. L’esito potrebbe essere quello di tanti annunci e poco più. Non vede questo rischio? «La questione — mi permetta — è certamente molto complessa. Iniziamo dalle risorse, perché non ci sono solo i 191,5 miliardi di derivazione europea; ci sono 30,6 miliardi del fondo complementare nazionale e altri 13 miliardi del React Eu».

«Ci sono 80 miliardi fino al 2027 dei fondi comunitari ordinari, 10 miliardi di scostamento di bilancio destinati al progetto di alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria e al completamento della Brescia-Vicenza-Padova. Infine 15 miliardi del rifinanziamento del fondo sviluppo e coesione. Dunque, molto più del Pnrr e in alcuni casi si andrà oltre il 2026 fino al 2030. Stiamo parlando di una quantità di risorse straordinaria alla quale dovremo aggiungere gli investimenti pubblici ordinari e quelli privati che negli ultimi decenni sono stati assai carenti, vuoi per la crisi, vuoi per altre ragioni».

«Come ha detto il presidente Draghi, accanto ai soldi ci devono essere le riforme strutturali, fondamentali per attrarre gli investimenti nazionali e internazionali. Le due cose — risorse finanziarie e riforme — non possono essere scisse, sono due gambe che devono muoversi insieme. E vengo alla sua domanda. All’interno del Pnrr ci sono schede molto precise che indicano tutti i passaggi, voluti e controllati dalla Commissione europea. Sono fondamentali. In questi due mesi non abbiamo semplicemente scritto il Piano, abbiamo anche individuato i rischi legati all’attuazione del Piano stesso».

«Faccio un esempio che riguarda la responsabilità del mio dicastero: il soggetto attuatore degli investimenti nelle ferrovie sono ovviamente le Ferrovie dello Stato, soggetto solido con competenze adeguate. In questo caso non ci sono rischi». Certo, c’è però anche un problema di regole. Cambierà il codice degli appalti? «Sarà approvata una legge delega per la riforma del codice, ma intanto verranno introdotte molte semplificazioni e accelerazioni dei procedimenti. Il codice comunque riguarda solo l’ultima fase, quella della gara e della consegna dell’opera. Per le prime due fasi, progettazione e autorizzazione, dobbiamo puntare sulla velocizzazione ma non a discapito della sicurezza o della valutazione di impatto ambientale».

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