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Elsa Fornero (La Stampa): «L’Italia ha bisogno di un governo forte, in grado di realizzare il Pnrr»

«Sebbene vi siano Paesi (come per esempio il Belgio) nei quali una prolungata assenza di governo sembra non avere causato conseguenze troppo negative, questo non è certamente il caso dell’Italia, oggi, dove un governo, che sia nella pienezza dei suoi poteri e possibilmente sorretto da una forte e solida maggioranza è particolarmente necessario». Sulla Stampa l’ex ministro Elsa Fornero spiega le ragioni di un governo forte in questa fase per l’Italia.

«Ci dimentichiamo, infatti, troppo disinvoltamente che i finanziamenti promessi dall’Europa (sinteticamente detti Recovery Funds) arriveranno soltanto se il prossimo governo sarà in grado di realizzare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Questo piano – scrive – va presentato, in modo trasparente e convincente, non solo alla Commissione europea ma anche ai cittadini, per far comprendere loro la direzione di marcia che, con i nuovi fondi, s’intende imprimere al Paese. È urgente passare dal generale allo specifico, dai principi a un’agenda scandita da scelte, azioni e tempi definiti».

«Per questo è necessario fare politica, non giocare cinicamente alla politica. I finanziamenti ci saranno dati solo per investimenti – la cui realizzazione sarà controllata passo dopo passo – e per riforme. Sugli uni e sulle altre incombono però forti rischi: non si tratta soltanto, per i primi, di infiltrazioni della criminalità organizzata, di corruzione, incuria e inefficienza ma anche della possibilità che le risorse siano dissipate in attività “decotte”, incapaci di far aumentare il capitale fisico, umano e sociale del Paese e perciò il potenziale di crescita (oggi prossimo a zero). Sulle riforme, che sono “investimenti sociali”, grava in particolare il rischio di inefficacia, come troppe volte in passato. Le riforme, infatti, dovrebbero “correggere” qualcosa che non funziona nel comportamento di istituzioni, cittadini, imprese, mercati».

«Senza una diagnosi condivisa degli errori passati, qualsiasi “ripartenza” sarebbe un fuoco di paglia, destinato a spegnersi entro pochi trimestri. Riforme sterili si trasformerebbero così in un’ennesima “occasione perduta”, questa volta imperdonabile». Negli anni passati, aggiunge, «è mancata una visione positiva delle riforme, spesso ritenute a beneficio non del Paese, ma dell’“estero”, della “grande finanza”, di “potentati”. È mancato quel minimo di condivisione delle scelte compiute da governi di diverso colore politico, per cui chi viene dopo si sente in “dovere” di cancellare ciò che di innovativo è stato fatto dal governo precedente, ancora prima di averne analizzato gli effetti».

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