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Donatella Di Cesare (La Stampa): «Responsabilisti e sfascisti: la politica si divide»

«Da qualche giorno circola sui social, rimbalzando anche nello spazio della politica, il paragone tra il green pass e la stella gialla. È per così dire la mossa ulteriore di chi finora ha agitato lo spettro della “dittatura sanitaria”. Riprovevole e aberrante, questo paragone mette sullo stesso piano un bambino ebreo, discriminato nel regime nazista per quel che era, con un no-vax che, nell’attuale democrazia, non vuole vaccinarsi». Lo scrive Donatella Di Cesare sulla Stampa: «Affermazioni del genere, riproposte anche da celebri studiosi, si commentano da sole e non occorrerebbe aggiungere altro».

«Sennonché» aggiunge «proprio in queste ore sembra aumentare la confusione, mentre si attendono le decisioni già troppo rinviate del governo su temi decisivi, come l’obbligo del vaccino per gli insegnanti. È allora opportuno forse contribuire alla chiarezza. Dovremmo ormai tutti sapere che la pandemia non appartiene più alla cronaca, ma alla storia. Credere o far credere che tutto sia risolto o stia per risolversi è da irresponsabili».

«Troppi sono gli interrogativi: dalla copertura provvisoria alle varianti imprevedibili, dalla difficoltà delle somministrazioni alla concatenazione dei contagi. In una situazione così complessa e rischiosa si può chiudere gli occhi, fingere di non vedere, ricercare a tutti i costi le buone vecchie certezze del mondo prepandemico. A che pro? Per replicare l’esperienza del passato recente? E doversi ritrovare in zona rossa?» domanda Di Cesare. «Magari di nuovo con la chiusura di scuole e università? La pandemia segna un’epoca di transizione sconosciuta».

«Quel che, però, si può dire con una certa sicurezza è che stanno cambiando e cambieranno le relazioni interpersonali insieme, perciò, al modo di rapportarsi alla comunità. La politica è chiamata a governare una transizione epocale con mezzi insoliti e parole inedite. Ma i cittadini, a loro volta, sono chiamati a nuove incombenze e nuovi obblighi: quello del vaccino, ma anche della disponibilità al tracciamento e di un comportamento affidabile verso sé e verso gli altri».

«Ormai si profila una divaricazione sempre più netta tra una politica della responsabilità, che ha a cuore la democrazia, e perciò è in grado di parlare di “obbligo”, e una politica che, scherzando con il fuoco del “liberi tutti” e avallando l’ideologia dell’ego sovrano, ha evidentemente mire sfasciste» conclude.

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