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Conchita Sannino (La Repubblica): «Seconda ondata nel Mezzogiorno: bisogna frenare prima che sia troppo tardi»

Anche Conchita Sannino su Repubblica si occupa dell’aumento dei contagi, e in particolare nel Mezzogiorno, risparmiato dalla prima ondata della pandemia. Frenare prima che sia troppo tardi, avverte. Da un lato, non lasciare un centimetro di vantaggio all’avanzata del virus nell’esplosiva situazione del Sud, dovuta a una Sanità strutturalmente precaria e a un’economia già piegata dagli effetti del lockdown. Dall’altro, non trasmettere il panico alla popolazione: il trionfalismo di ieri o l’esorcismo che inneggiava al “miracolo” dell’infezione arrestata al di sotto del Garigliano – persino da parte di esponenti istituzionali di vertice – era fuori asse come forse certo allarmismo incontrollato, magari di parte, di oggi. Ma un dato è certo. Si apre per il Paese, non solo per Palazzo Chigi, una partita sulla quale né il premier Giuseppe Conte, né il ministro Roberto Speranza possono più celare in queste ore la loro preoccupazione.

L’impennata di contagi, dalla Campania che nel mercoledì nero del Mezzogiorno infetto sfonda il tetto dei 500 al giorno (ed è stabilmente in cima alla statistica italiana dei nuovi positivi, nonostante resti all’ultimo posto per numero di tamponi su percentuale di abitanti) alla Puglia e alla Sicilia che arrivano intorno a quota 200, spinge il governo a immaginare un ventaglio di soluzioni. Rallentare i contagi, circoscrivere i focolai, soprattutto scongiurare il rischio che eventuali e a questo punto possibili restrizioni non inneschino la scintilla di proteste sociali, che già cominciano ad affacciarsi sulla piazza per la forza con cui la crisi soffia sulle famiglie, le aziende, il lavoro nelle fabbriche.

Le ipotesi allo studio del Comitato tecnico scientifico sarebbero comunque temporanee, ma non possono non fare i conti con la storica “cagionevolezza” del territorio in cima a tutti i dossier delle ultime Repubbliche (e non per questo fronteggiata o superata).

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