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Claudio Tito (La Repubblica): «Siamo di nuovo alla Fase 1 di aprile»

Anche Claudio Tito, su Repubblica, registra come qualcosa non sia andato per il verso giusto dalla scorsa primavera, quando siamo usciti dalla cosiddetta “Fase 1” a oggi. Non siamo infatti usciti dall’emergenza. Non da quella sanitaria. Ma nemmeno, purtroppo, da quella economica.

In pochi giorni il Paese è ripiombato nella “Fase 1”. Siamo tornati ad aprile scorso. Nella stessa, medesima difficoltà. Gli ultimi sei mesi sembrano essere trascorsi senza uno scatto, un passo avanti. L’azione del gabinetto Conte è stata efficiente e responsabile nel corso della primavera scorsa. Il presidente del Consiglio e il suo governo hanno di mostrato di avere gli strumenti adatti per gestire l’emergenza. Nello stesso tempo non offrono mai l’impressione di saperne uscire. Di studiare l’organizzazione di un nuovo tempo del nostro Paese di fronte all’epidemia.

Sembra quasi che ci sia la tendenza – magari involontaria e inconsapevole – ad adagiarsi in una sorta di “comfort zone”: quella di affrontare le urgenze che si presentano e non di evitarle. Replicando uno schema ormai logoro. Occultando l’onere di indicare una strada ai cittadini. E compensandolo con un po’ di paternalismo. Non è un caso che rispetto a sei mesi fa, le scelte del governo siano adesso accolte con meno accondiscendenza. L’aura che avvolgeva Conte è ora meno luminosa.

Come spesso capita nell’opinione pubblica, il vento cambia. Nulla può certificarlo, al momento, se non qualche sondaggio. Ma non sarebbe certo la prima volta. È invece la prima volta che il premier si trova costretto a fare i conti con gli indici della sua popolarità. Che, come tutti i leader, è sempre rappresentata da una curva con una salita, un apice e una discesa. Il premier, dunque, sembra inseguire con l’ultimo decreto (il decreto “Ristori”) non solo – e, va ripetuto, giustamente – la pace sociale. Bensì anche quella politica.

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