L’Europa chiede all’Italia una riforma che renda la giustizia più efficiente e innovativa, nei tempi e nelle modalità, e che sia capace di adoperare in maniera ottimale le risorse digitali. La riforma Cartabia contiene diverse iniziative di semplificazione, ma allo stesso tempo contiene anche delle criticità che sembrano contraddire la fiducia riposta in questi interventi. Questa la posizione del presidente di Confindustria Cultura, Innocenzo Cipolletta.

«In materia di giustizia, l’Unione Europea non ci chiede di interrompere i processi quando si prolungano troppo. Al contrario, ci chiede di fare riforme “volte a migliorare la qualità e l’efficienza” del nostro sistema giudiziario. Il che significa dare giustizia, non negarla attraverso prescrizioni o improcedibilità che sono la negazione della giustizia. Tanto più che la stessa Commissione rimprovera l’Italia per l’eccesso di prescrizioni. Rendere più efficiente la giustizia implica semplificare le procedure, ricorrere al processo digitale, investire in risorse umane per avere più personale disponibile», sostiene Cipolletta su InPiù.net.

«La riforma Cartabia prevede alcune semplificazioni, l’uso del digitale e l’investimento in personale qualificato e quindi potrebbe rendere più efficace la giustizia in Italia, ciò che dovrebbe ridurre i tempi dei processi. Ma allora perché immaginare la tagliola dell’improcedibilità? Questo significa che non si ha fiducia nelle misure adottate per snellire i processi. Allora si faccia di più e si aspetti qualche anno per vedere se funzionano, senza immaginare la tagliola dei tempi che, come si sa, induce gli avvocati a giocare sull’interruzione del processo più che sulla sua conclusione».

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