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Roberto Calderoli (vicepresidente Senato): «Legge elettorale: tempo scaduto per il proporzionale»

«Una legge elettorale ce l’abbiamo, anche aggiornata rispetto al taglio dei parlamentari. Siamo in grado di andare a votare». A dirlo è Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, rilanciando l’allarme sul referendum sulla giustizia: «Mi fa schifo il silenzio sui quesiti». E poi ribadisce, sempre in ambito elettorale: «Vuole sapere se è una buona legge? Le rispondo di no. Ma perché c’è solo un terzo di maggioritario. E ora vogliono aumentare ulteriormente la quota proporzionale. Ma siamo matti?»

«È chiaro che ci troviamo con una maggioranza ultra-allargata, uno scenario completamente diverso da quello in cui si sono confrontati i partiti nel 2018. L’obiettivo, per l’interesse generale, dovrebbe essere quello di mettere a confronto un paio di modi diversi di vedere il Paese e uno dei due sottoporlo alla prova del governo per 5 anni. Ma a muovere i partiti oggi sono altri interessi. Insomma, non si può fare una legge solo perché uno non vuole litigare coi 5Stelle e l’altro con Fratelli d’Italia. Siamo seri».

C’è chi ritiene che questo sistema convenga a Salvini per evitare la contesa per la leadership con Meloni.

«Ma no» assicura Calderoli, «questo lo dicono Pd e 5Stelle, non so quanti fra di noi e certo non Salvini: nel centrosinistra vogliono il proporzionale e ci attribuiscono intenzioni che non abbiamo». Con l’attuale legge, e le regole interne alla coalizione, se vince il centrodestra a Palazzo Chigi va la presidente di Fdi: «Punto primo: i voti si contano nei seggi e non nei sondaggi. Punto secondo: l’incarico lo dà il capo dello Stato. Io ho firmato una legge che prevedeva l’indicazione del capo della coalizione e il programma di governo. Il Rosatellum ha cancellato questa norma, inficiando la logica del maggioritario, e nessuno se n’è accorto. Ora si fa appello a regole non codificate».

Il 12 giugno si va al voto per cambiare la giustizia. Lei ha denunciato il silenzio generale. Di chi è la colpa?

«Della politica, anzitutto. Ricordiamo ancora con sdegno l’invito ad andare al mare fatto nel 1991. Oggi i partiti a doppia cifra non dicono nulla ma di fatto boicottano il referendum. È uno schifo. È un fatto oggettivo che la giustizia non funzioni, però da 40 anni il Pd e chi lo ha preceduto non ha il coraggio di prendere posizione per non inimicarsi chi la giustizia la amministra. Pensi che l’adesione alle tribune televisive l’avevamo data solo noi, i Radicali e i socialisti. Tutti gli altri sono arrivati alla fine».

Calderoli critica anche la data scelta per la consultazione: «ma facendo votare un giorno solo e nel primo week-end di vacanza dopo la chiusura delle scuole, con due anni di pandemia alle spalle, peggio di questa data c’era solo il 15 agosto. Ma sono ottimista: oggi la percentuale di affluenza stimata è fra il 32 e il 33 per cento. Se facciamo un minimo di campagna d’informazione in questo mese arriviamo al quorum». 

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