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Andrea Boitani (docente Università Sacro Cuore di Milano): «Cambiamo le regole fiscali, finché siamo in tempo»

«Le regole fiscali previste dal Patto di Stabilità e Crescita – al di là della complicazione (il vademecum per “spiegarle” era di oltre 200 pagine) – erano capaci di innescare una spirale viziosa tra austerità e recessione. Alcune simulazioni condotte col modello Quest della stessa Commissione Europea avevano stimato che le politiche di consolidamento fiscale, attuate tra 2011 e 2013 nell’Area Euro, avevano contribuito a provocare perdite cumulative di Pil (rispetto a uno scenario senza quelle politiche) comprese tra l’8% e il 18%, a seconda dei paesi. Nel marzo 2020 in piena pandemia da Covid-19, la Commissione si era affrettata a sospendere quelle regole, giustamente temendo possibili disastri». Parla così Andrea Boitani, docente Università Sacro Cuore di Milano, su InPiù.net.

«Alla radice di effetti così perversi stanno le stime e le loro revisioni (entrambe discutibili) di variabili non osservabili e di dubbio valore empirico. Una revisione verso il basso del Pil potenziale conduce a una riduzione dell’output gap negativo e a un aumento del Nairu (il tasso di disoccupazione che non fa accelerare l’inflazione), anche se l’economia è visibilmente depressa (crescita minima o negativa e tasso di disoccupazione molto elevato, salari stagnanti). Ma se l’output gap si riduce, il disavanzo primario strutturale stimato aumenta e la Commissione deve richiedere manovre restrittive, che avranno l’effetto di mettere in moto un nuovo round di riduzione del Pil e di revisione delle stime delle variabili non osservabili, ecc», prosegue.

«La revisione delle stime, poi, è così frequente (e anche retrospettiva), che lo spazio fiscale di un paese (presente, passato e futuro) cambia ogni pochi mesi, senza che nulla sia in effetti cambiato nelle variabili osservate (disoccupazione, crescita dei salari, deficit effettivo, ecc.). Le conseguenze per la programmazione di bilancio sono assurde e spingono i paesi a cercare ogni sotterfugio per sfuggirvi, minando al tempo stesso la credibilità dell’intera impalcatura fiscale europea e il prestigio della Commissione. Sarà bene cancellare tali obbrobri dal Patto di Stabilità e Crescita prima che torni in vigore e ricominci a fare danni. E sarà anche meglio rivedere completamente un Patto basato su regole complicate, (fintamente) automatiche e (realmente) stupide».

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