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Antonio Troisi (Professore ordinario di Scienza delle Finanze – Università di Foggia): «Gli eurosoldi non possono accontentare tutti quanti»

Riportiamo integralmente il contributo rilasciato dal prof. Antonio Troisi, Professore ordinario di Scienza delle Finanze – Università di Foggia, pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno a settembre del 2020.

Il nuovo rapporto Stato/Regioni rappresenta il ”fattore scala” che assicura l’effettiva trasformazione delle risorse europee straordinarie in un concreto contributo a conciliare l’aumento degli investimenti con quello del concorso alla stabilizzazione del debito pubblico

Il Ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola entro il 15 ottobre deve scegliere tra i 534 progetti quelli da finanziare con i 209 €miliardi assegnati dall’Unione Europea tenendo conto del suggerimento del Commissario Ue Paolo Gentiloni di non disperdere gli interventi per accontentare tutti.

A tal fine l’Italia deve, anzitutto, superare l’ostacolo degli Stati Generali dell’Economia e dal Programma Nazionale delle Riforme che non hanno preso in considerazione la pregiudiziale Ue:senza riforme nessun finanziamento. L’aiuto può venire dalla proposta di Mario Buti e Marcello Messori di un nuovo rapporto Stato/Regioni. che, tuttavia, deve consistere nell’applicazione di una riforma già tradotta in norme vigenti che il Parlamento non può realizzare prima del 15 ottobre.

Che fare? La soluzione del problema è rappresentata dalla legge n.145/2018 che ha realizzato un nuovo rapporto Stato/Regioni, concludendo un plurisecolare processo riformatorio.

Partito dalla comune intuizione del lombardo Carlo Cattaneo e del napoletano Antonio Genovesi della necessità d’ integrare lo studio dei profili giuridici dell’ente locale con quelli economici, tradotta dopo 92 anni nella legge 10/08/1950.n.646 istitutiva della Cassa per il Mezzogiorno con la quale coraggiosamente Alcide De Gasperi segnò la fine dell’impermeabilità alla Scienza Economica della P.A.e recepita, dopo 62 anni, dalla riforma costituzionale del 2012 con l’introduzione del Comma 1 dell’art 97 è stata riconosciuta una nozione economica della P.A. ove l’equilibrio del bilancio e il concorso alla stabilizzazione del debito pubblico del complesso delle amministrazioni pubbliche vengono ad assumere la funzione di veri e propri “parametri finanziari” del principio del “buon andamento della Pubblica Amministrazione”.

Questa duplice valenza del Buon Andamento, è stata tradotta dalla legge n.56/2014 in un profondo rinnovamento del rapporto Stato regione, realizzato attraverso la sostituzione del Patto di Stabilità Interno con i l nuovo bilancio degli enti locali (legge n.208/2015, legge n. 232/2016, legge n.205/2017 e legge n.145/2018).

Pertanto, l’Italia può accedere ai 209 miliardi di euro potendo dimostrare che serviranno realizzare la riforma del rapporto Sato /regioni, tradotta in norme vigenti.

RISORSE Rimane ora da affrontare la seconda pregiudiziale relativa alle modalità di allocazione di dette risorse in questo schema, tenendo conto del suggerimento dell’on. Irene Tinagli (Presidente della Commissione Affari Economici del parlamento EU.), di prendere in considerazione solo la valutazione dell’impatto degli strumenti di politica economica In effetti la nuova normativa, stabilendo uno stretto nesso di funzionalità tra l’equilibrio di bilancio ed il concorso alla stabilizzazione del debito pubblico, ha anche indicato con esattezza la procedura di calcolo per conseguirlo.

In tal modo la possibilità di valutare ex ante i risultati della scelta programmata elimina le distorsioni del Patto di Stabilità che, rimandando tutto ex post consentiva solo di prendere atto di risultati, imprevedibili ed ormai irrimediabili. Appare, pertanto, evidente che il criterio con cui scegliere i progetti da finanziare sia quello della rispettiva funzionalità non solo al profilo giuridico ma anche allo stretto nesso trai due parametri finanziari del Buon Andamento.

In altri termini il nuovo rapporto Stato/Regioni rappresenta il ”fattore scala” che assicura l’effettiva trasformazione delle risorse europee straordinarie in un concreto contributo a conciliare l’aumento degli investimenti con quello del concorso alla stabilizzazione del debito pubblico. Ad esempio sarà possibile dare maggiore spazio a:

1) Meccanismi compensativi: per realizzare l’ intervento finanziario gestito dalle regioni atto a rimuovere non solo le discontinuità presenti tra i livelli di governo locale dello stesso territorio regionale, ma anche quelle tra regioni. attraverso il ricorso alla flessibilità nazionale, alla quale è affidato il compito della perequazione interregionale, solidale ma responsabile.

2) Città Metropolitane: per consentire di superare gli ostacoli che hanno impedito l’adozione dei piani strategici, necessari per realizzare il ruolo di motori dello sviluppo regionale affidato dalla legge istitutiva.

3) Spesa sanitaria: per realizzare la sostenibilità finanziaria dei singoli sistemi sanitari regionali necessaria per consentire al SSN di rispettare il vincolo di bilancio congiuntamente agli obiettivi di fondo di universalità ed equità in un contesto di bisogni in aumento.

4) Beni culturali: a seguito della riforma del codice dei Beni Culturali realizzata dal Ministro Dario Franceschini la spesa pubblica destinata al patrimonio culturale ha assunto una stretta funzionalità al Buon Andamento della P.A. Quanto detto è confermato da una verifica empirica, in via di aggiornamento.

In conclusione ritengo che il Ministro degli Affari Europei, essendo vincolato anche lui al rispetto dei nuovi termini del Buon Andamento della P.A. dovrebbe affidare la gestione delle risorse spettanti agli enti locali alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e non ad un Ente appositamente costituito o ad un Commissario Straordinario.

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