Antonio Polito sul Corriere della Sera mette l’accento sui punti cruciali che costituiscono un esame per Meloni: “Ognuno dei boom elettorali che ormai si ripetono in serie, per sgonfiarsi poi con altrettanta rapidità, porta il segno dello spostamento di una massa di voti da tempo e affannosamente in cerca di un salvatore della patria, di un demiurgo che possa farci uscire dalla spirale di declino in cui siamo avviluppati.
Finora questi sbandamenti hanno prodotto, più che pericoli per la democrazia o tentazioni autoritarie, caos e instabilità politica. Dunque – scrive l’editorialista – da questo punto di vista, non si può dire che l’esito delle elezioni di domenica configuri una regressione. Anzi. La leader dell’opposizione ha vinto e andrà al governo.
Qualcuno ha scritto che a questo serve la democrazia: ricambio di classi dirigenti senza spargimento di sangue. Un secondo ordine di problemi, e di allarmi, derivano dalla personalità e dalla storia politica della vincitrice. Chiaramente di destra; anzi, di una destra di derivazione missina, nazionalista e nativista.
È dunque comprensibile la preoccupazione di Paesi nostri partner i cui governi si battono quotidianamente a casa loro per evitare questo stesso esito. E altrettanto sicuramente la probabile futura premier ha il dovere di sciogliere un grumo di ostilità che altrimenti danneggerebbe l’Italia, oltre che lei stessa.
Già in campagna elettorale – osserva Polito – la sua parola chiave è stata «responsabilità». Ha dato indicazioni sui tre punti cruciali per il futuro governo: la guerra all’Ucraina, la crisi energetica, la disciplina di bilancio.
Su tutti e tre si potrebbe quasi dire che ha abbracciato l’agenda Draghi, sostenendo pur dall’opposizione il governo sia sulle sanzioni alla Russia e sulle armi all’Ucraina, sia nella battaglia in Europa per il tetto al prezzo del gas, sia nella contrarietà a scostamenti affrettati di bilancio.
Resta infine la delicata questione dei diritti e delle libertà, che è bene non sottovalutare. In tutto il mondo, e anche in Europa, si assiste a tentativi di limitare entrambi.
La destra italiana è certamente tradizionalista e conservatrice in materie come la famiglia, l’aborto, la maternità, il genere.
Ma mentre qui siamo nel campo delle legittime opzioni politiche – conclude – ogni speranza di tornare indietro sulle conquiste civili di un Paese moderno e libero come il nostro sarebbe così mal riposta da far credere che un leader accorto non ci provi nemmeno”.