“L’indignazione per l’inadeguatezza delle strutture sanitarie ha indotto la politica a cambiare strada. Mentre di fronte al minore allarme suscitato nel Paese dai tribunali chiusi, si è pensato di poter mettere la questione da parte”.
Lo afferma il costituzionalista Michele Ainis in un’intervista al Dubbio, sottolineando come “nella fase 1 abbiamo sopportato forti limitazioni della libertà, inevitabili, ma sarebbe stato legittimo attendersi una altrettanto forte riscoperta del valore della libertà. Invece sembra che i contrasti, per esempio, fra Stato centrale e Regioni siano diventati più importanti di tutto il resto”.
“I protagonisti della scena pubblica – spiega Ainis – sono rimasti assai più impigliati nelle liti che animati dall’ansia di apprezzare la ritrovata libertà. A questo aggiungerei il contributo non proprio positivo, rispetto al valore del diritto, offerto dalla legislazione complicatissima delle ultime settimane, avvitata attorno ai dpcm”.
“Centinaia di pagine, spesso contraddittorie, e spesso contraddette dalle ordinanze regionali. Ecco, dinanzi a tutto questo, a molti italiani il diritto è apparso come uno strumento inutile se non dannoso”.
“Un’altra caratteristica italica è l’umore ondivago – dice ancora il costituzionalista -. A proposito delle regioni: si passa dal centralismo al federalismo in un niente. Durante Mani pulite eravamo giustizialisti”.
“Ci si è spostati un po’ verso il garantismo nel ventennio berlusconiano, o almeno lo ha fatto la parte del Paese che tifava per Berlusconi. Adesso mi pare prevalga di nuovo un sentimento manettaro, e una delle cartine di tornasole più recenti è nella vicenda carceri. Mi è sembrato non si sia vista alcuna sensibilità per la questione del sovraffollamento, che certo non è recente ma che di fronte ai rischi legati al covid avrebbe dovuto suscitare qualche preoccupazione in più”.
“E invece ci si è indignati davanti ai 400 detenuti per reati di mafia andati ai domiciliari, senza dare alcun peso a quel dato piccolo piccolo, e cioè che su quei circa 400, i detenuti usciti dal 41 bis erano 3 in tutto. Più che fiducia nella giustizia, c’è aspettativa per una giustizia solo punitiva”.