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Adolfo Urso (presidente Fdi del Copasir): «Il Copasir combatte la disinformazione di Russia e Cina»

“Nell’ultimo decennio sia Vladimir Putin sia Xi Jinping hanno invertito la rotta e utilizzano tecnologia e globalizzazione per condizionarci e sottometterci. E’ successo anche nei paesi arabi”.  Quello che il nostro Paese si prefigge su input della Ue anche attraverso monitoraggio e attenzione sulla qualità dell’informazione sulla guerra  “è dunque un alto grado di resilienza rispetto ai tentativi di condizionamento e sottomissione delle nostre democrazie”.

Ecco il focus sulla macchina di disinformazione

Ed è “in questo quadro che si inserisce il focus sulla macchina di disinformazione, già attiva durante la pandemia. Con massima garanzia per il cittadino: agiamo all’unanimità, su delega del Parlamento e in difesa dell’interesse nazionale”. Lo sottolinea il presidente Fdi del Copasir Adolfo Urso, spiegando le ragioni dell’intensa attività su questo del comitato parlamentare di controllo sull’attività di intelligence che due giorni fa ha audito il Segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti Luciano Portolano, ieri il direttore dell’Aisi, Mario Parente mentre oggi sarà la volta di Garante Privacy em ad Rai Carlo Fuortes e tra una settimana del presidente Agcom Giacomo Lasorella. 

Il Copasir, sottolinea Urso al Foglio, agisce anche “su impulso delle istituzioni europee: l’indagine sulla disinformazione fa seguito ai 13.416 casi censiti dal 2016 in poi del database della task force dello European External Action Service della Ue”.  E l’intento “non è certo quello di comprimere la libertà di stampa, anzi: ha come obiettivo la difesa dei pilastri delle nostre democrazie, in un momento in cui paesi non democratici cercano di condizionarci attraverso tecnologia, social network e diffusione di fake news”.

Le manovre di Cina e Russia

“Cina e Russia  -ripete Urso- stanno usando la rete e non solo per attuare una politica di potenza, motivo per cui abbiamo chiesto di estendere il golden power prima alle Tlc e poi anche al settore finanziario, bancario e assicurativo. E a infrastrutture, spazio, siderurgia, energia, sanità e transizione ecologica, persino agli elementi critici della catena alimentare. Tanto più che, già prima dell’invasione dell’Ucraina, ci era arrivato l’invito europeo ad agire contro la penetrazione straniera, nello specifico russa e cinese, tesa a condizionare le nostre democrazie, e a sviluppare in questo campo una maggiore resilienza del sistema di informazione e più in generale del paese. Eravamo convinti che tecnologia e globalizzazione fossero i binari attraverso cui passava il treno della libertà che si sperava arrivasse anche a Pechino e a Mosca. Ed in effetti era così: sino a a dieci anni fa”. 

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