C’è un paradosso evidente in questi giorni tormentati: i pacifisti che chiedono un cessate il fuoco sui fronti delle guerre in Ucraina e a Gaza sono tacciati di essere in realtà dei guerrafondai, perché finirebbero per darla vinta agli aggressori russi e di Hamas e per favorire così un clima di guerre e aggressioni future. Invece, coloro che sostengono con forza la necessità di continuare le guerre fino alla vittoria finale delle nazioni aggredite sarebbero dei veri pacifisti perché solo una sconfitta chiara degli aggressori darebbe luogo a maggiore sicurezza e pace futura.
C’è probabilmente del vero in entrambe le posizioni, ma intanto la gente muore e nessuno potrà mai ridare loro la vita. Sarebbe ora di rovesciare il vecchio detto di von Clausewitz che definiva la guerra una continuazione della politica con altri mezzi e dire che la politica (e la diplomazia) è la continuazione della guerra con altri mezzi. Se si ferma la guerra e si discute su come riparare i torti non significa che gli aggressori avranno vinto, ma che possono perdere senza ulteriori spargimenti di sangue.