Omicron “è variante del virus con la più alta contagiosità finora. Sulla severità non si possono ancora fare valutazioni reali, perché colpisce sia una popolazione vaccinata sia non vaccinata. E rispetto alla sua capacità di sfuggire al vaccino stiamo ancora studiando. L’impressione è che la protezione con due e, ancora meglio, tre dosi funzioni bene contro la malattia grave”.
Così Valentina Marino, direttore medico di Pfizer, in un’intervista a ‘La Stampa’.
Gli anticorpi dati da Omicron sono diversi da quelli di Delta?
“Sì, come se fossero due virus diversi. L’Italia è interessante per questi studi perché è dove Omicron è più diffusa”, chiarisce.
Omicron ha reso necessaria la terza dose?
“L’ha resa più urgente, ma a prescindere si è visto un calo degli anticorpi dopo 6-9 mesi verso il contagio e in misura minore verso la malattia”, osserva Marino.
Il vaccino quanto impedisce davvero il contagio?
“In parte succede sia in entrata sia in uscita, ovvero un vaccinato sviluppa una carica virale e infettiva inferiore”, chiarisce.
Si parla di calo degli anticorpi, e l’immunità cellulare quanto dura?
“Si sta valutando, ma sulla base di altri vaccini si pensa che duri più a lungo di 6-9 mesi, aggiunge.
Perché il richiamo si fa a cinque mesi allora?
“E una decisione di salute pubblica legata alla contagiosità di Omicron e non una necessità del richiamo”, risponde Marino.
La terza dose quanto durerà?
“Basandosi sull’esperienza precedente almeno 6-9 mesi”.
Servirà la quarta dose?
“L’ipotesi principale è che la pandemia diventi un’epidemia e richieda un richiamo all’anno per alcune categorie. Ci sono poi la speranza che il virus scompaia e la preoccupazione che muti richiedendo un aggiornamento del vaccino”, rimarca.
Lo state già sperimentando?
“Sì, riguardo a Omicron. Lo studio darà i primi risultati a marzo e se dimostrasse che l’aggiornamento fosse efficace andrebbe poi valutato dalle autorità regolatorie”, sottolinea Marino.
Coprirebbe anche le varianti passate?
“In teoria sì e servirebbe a coprire totalmente Omicron”, evidenzia.
Quando arriverà il via libera per la pillola Paxlovid?
“Probabilmente a febbraio e collaboriamo con Aifa per trovare la migliore distribuzione. Potrebbe avere senso darla ai medici di base, come in Israele dove si usa a domicilio. Si abbina al Ritonavir, altro antivirale in compressa, e funziona entro cinque giorni dall’infezione con un’efficacia dell’89%”, afferma Marino.
Un complemento al vaccino?
“Il vaccino previene, la pillola cura. La combinazione aiuterà gli ospedali e a limitare il contagio, per esempio fermandolo sul nascere nelle famiglie”, conclude.