Contro il terrorismo fondamentalista, l’intelligence, migliaia di agenti e militari in campo, le bombe e le guerre hanno fallito. La strada deve essere necessariamente un’altra.
Lo ha fatto intendere il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, rispondendo a una domanda dei giornalisti mentre firmava gli ordini esecutivi nello Studio Ovale, poco dopo il suo insediamento.
Con l’occhio lungo del magnate immobiliare, ha affermato che Gaza, dopo 15 mesi di bombardamenti, “è come un enorme cantiere di demolizione” e dovrà essere “ricostruita in modo diverso”.
Si trova in una “posizione fenomenale lungo la costa del Mar Mediterraneo”, ha il “clima migliore, lì si potrebbero fare cose meravigliose, cose fantastiche”, ha detto il neo presidente.
Parole rilanciate nella notte con ampio rilievo dai maggiori media arabi, a cominciare da Al Jazeera, mostrando che l’idea potrebbe piacere a molti.
Alla domanda se avrebbe contribuito alla ricostruzione della Striscia, il presidente ha risposto: “Potrei farlo”.
Come dire, per far deporre le armi ai jihadisti dell’enclave serve una rivoluzione culturale che faccia voltare pagina a un intero popolo, ma decidendolo da fuori.
Gaza ha delle caratteristiche intrinseche che potrebbero trasformarla da culla del terrorismo in un attraente polo turistico sulle rive del Mare Nostrum, facendole saltare a piè pari decenni di oscurantismo islamista per raggiungere la modernità.
Una boutade, un colpo di genio?
I partner degli USA non hanno commentato.
Dall’ufficio del premier israeliano neppure una parola, come del resto su tutto ciò che riguarda il futuro della Striscia nel dopoguerra.
Ma per certo già da anni altri Paesi arabi seguono la via dello sviluppo turistico tanto per offrire un’immagine di sviluppo che per investire gli enormi proventi del petrolio e del gas naturale.
Dubai, Abu Dhabi sono soltanto due esempi.
Il progetto potrebbe essere sostenuto anche da Riad, che sta sicuramente in cima ai pensieri del tycoon: nel suo discorso inaugurale ha detto che un accordo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita potrebbe essere firmato “presto”.
Aggiungendo comunque un suo parere che già fa tremare gli abitanti di Gaza: “Non sono sicuro che l’accordo verrà rispettato in tutte e tre le fasi”.
E se la tregua salta, significa che la guerra ricomincia, come ha più volte dichiarato nei giorni scorsi Netanyahu, sottolineando che Israele avrà l’appoggio degli USA.
Il disperante risultato sarebbe che Gaza, già parzialmente in rovina, potrebbe essere letteralmente rasa al suolo.
E diventare il “cantiere” a cui ha alluso Trump.
La cui posizione è stata ulteriormente chiarita dal suo inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff, che lunedì mattina, presentando Trump a un comizio inaugurale, ha spiegato: “Un Medio Oriente stabile e prospero non è un sogno irraggiungibile. È alla nostra portata”.
E illustrando l’approccio della nuova amministrazione per la regione, ha parlato di “prosperità economica come ponte verso la stabilità”.
Basta invece con gli “assegni in bianco per nazioni che non sono disposte a finanziare il proprio progresso”, ha detto Witkoff.
Primo segnale del nuovo corso è stata la sospensione di 90 giorni degli aiuti allo sviluppo estero, passo che potrebbe avere un impatto anche sugli aiuti statunitensi ai palestinesi.
Il Qatar da parte sua è tornato a mostrare disponibilità nei confronti delle idee di The Donald anche oggi, con il primo ministro al-Thani, che alla conferenza del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, ha detto che “Trump non è estraneo al Medio Oriente. Ci sono molte opportunità di cooperazione”.
Sul terreno il futuro risulta molto, molto meno rutilante.
Agli abitanti della Striscia l’IDF ha comunicato che potranno tornare al nord la prossima settimana, disarmati e a piedi lungo la strada costiera, se la tregua regge.
Foto e video che arrivano sui social da Gaza mostrano una popolazione in cammino verso le case che a malapena si riescono a individuare tra le macerie.
L’immagine simbolo della giornata è quella di una famiglia che, dopo aver ritrovato la propria abitazione distrutta, ha piantato una tenda grigia là dove prima viveva la sua vita.
La bandiera palestinese piantata in cima a ondeggiare nel vento e nella polvere.