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Transizione green, l’Italia non è pronta. Serve una pianificazione industriale | L’intervento di Michele Crisci, presidente Volvo Italia

Michele Crisci, presidente di Volvo Italia, è intervenuto ai cenacoli della Ripartenza organizzati dal nostro Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia al circolo magistrati della Corte dei Conti di Roma.

Il suo intervento sulla transizione ha richiamato un notevole interesse di pubblico.

Ecco una breve sintesi.

“Partiamo dal fatto che siamo i peggiori in Europa per quanto riguarda la vendita di auto di ultima generazione, cioè le ultime tecnologie disponibili come plug-in e hybrid le vetture che hanno le due

motorizzazioni, sia quelle endotermiche che quelle elettriche, che possono andare in maniera indipendente o insieme.

E invece per le auto elettriche siamo gli ultimi in Europa e naturalmente troviamo un sacco di motivi per essere gli ultimi in Europa. Quello che è uno dei motivi più utilizzato è che il reddito pro capite italiano non consentirebbe acquisti di vetture particolarmente costose.

E invece non è vero, perché se guardiamo la penetrazione delle auto di ultima generazione in paesi come la Romania, che certamente non hanno un reddito pro capite più alto dell’Italia, sono il doppio o il triplo delle vendite che ci sono in Italia. Quindi evidentemente c’è un problema di altro tipo.

Il problema di altro tipo è proprio questo, cioè il fatto che in Italia oggi stiamo assistendo, e qui lo dico da presidente Unrae, cioè l’Associazione dei costruttori esteri che operano in Italia commercialmente parlando, naturalmente, che il nostro mondo è diventato molto popolare da un punto di vista di battaglia politica. Cosa che io penso sia profondamente sbagliato”.

Il punto fondamentale è questo.

Il valore dell’automotive in Italia, per capirsi, parliamo di un settore che sviluppa circa il 15% del PIL italiano, che raccoglie circa 1,2 milioni di occupati, e che sviluppa, per dare dei numeri, un gettito fiscale annuo di circa 80 miliardi all’anno. Vuol dire circa tre manovre fiscali.

Questo è più o meno l’automotive in Italia, quindi è evidente che ha delle ripercussioni politico-sociali ed economiche.

Quello che sta succedendo è che nel corso degli ultimi 15 anni, l’automotive è passato attraverso tutta una serie di grandissime trasformazioni da un punto di vista tecnologico, non solo motoristico, che sono quelli che adesso accendono molto gli animi della contrapposizione.

Quindi non solo da un punto di vista di elettrificazione delle auto, ma anche da un punto di vista di, come dire, aumento della presenza dell’elettronica all’interno delle nostre vetture. Parliamo di software, parliamo di guida autonoma di cui si sente molto parlare, che starà per arrivare nei prossimi anni.

Tutto questo naturalmente rappresenta delle grandi opportunità da un punto di vista lavorativo, si tratta di capire che cosa l’Italia vuole fare e come l’Italia vuole, come dire, riguadagnare certe posizioni nella competenza e nel valore della produzione dell’automotive. E che l’Italia ha sempre avuto.

Allora, facendo un passo indietro, e quindi cerco di ripercorrere anche quello che ovviamente condivido e che ho appena sentito, il 2050 è una data secondo cui tutte le attività industriali economiche dovranno essere a zero impatto da un punto di vista di emissioni di CO2.

La differenza tra emissioni climalteranti e emissioni inquinanti penso che ormai sia supernota, limitiamoci a quelle climalteranti, quindi le emissioni di CO2.

Il 2035, invece, è stato fissato per il mondo dell’automotive come data oltre la quale non sarà più possibile produrre in Europa auto con motore a combustione interna, quindi motore a scoppio per intendersi.

Perché il 2035? Non perché sia stato sorteggiato, ma perché si è pensato che 15 anni fossero sufficienti per rinnovare, anno dopo anno, tutto il parco circolante a lungo termine.

Quindi la realtà è che nel 2036 le auto endotermiche potranno tranquillamente circolare ma non potranno più essere acquistate nuove, quindi anno dopo anno con tasso di rottamazione che si presume sia sufficiente, si arriverà al 2050 in cui in Europa non circoleranno più auto con motore endotermico.

Questo è il regolamento, quindi il regolamento non impone, e questo lo vorrei sottolineare, non impone che le auto nel 2035 debbano essere elettriche, impone che non debbano emettere CO2. Possono essere tranquillamente a idrogeno se l’idrogeno sarà sufficientemente in grado di fare questa cosa, oppure ci potranno essere altre tecnologie? Quello che è certo è che non si potrà bruciare nulla, perché anche questo lo vorrei chiarire.

L’atto di bruciare qualcosa comporta le emissioni di CO2, non ha importanza cosa noi bruciamo, ha importanza che se lo bruciamo emettiamo CO2. Quindi quando si parla di biocarburanti, quando si parla di carburanti sintetici, non cambia il racconto.

Quindi anche gli e-fuel o i biocarburanti saranno emissivi per quanto riguarda la CO2, quindi questo è il regolamento fondamentale.

L’altro giorno stavo partecipando a un incontro non bello come questo, ma un incontro molto interessante con l’amministratore delegato di a2a che ha detto una cosa che mi ha veramente interessato.

Sapete che in Italia oggi la polemica più accesa relativamente all’automotive è se va bene il 2035 o lo spostiamo avanti? Lo mettiamo al 2040? Lo mettiamo al 2045?

Il problema è come quando noi abbiamo gli esami di maturità che sono appena terminati. Il problema non è se è giusto farli in giugno, è giusto farli in luglio o è giusto farli in agosto… Il problema è come ci arriviamo preparati. Perché lo dobbiamo superare.

E questo il grande ostacolo che io vedo.

L’Italia sta incontrando gli altri paesi, stanno parlando seriamente di come arrivare a quel momento. Poi se quel momento sarà il 2035, sarà il 2038, credetemi, non fa nessuna differenza. Il problema è che bisogna arrivarci e per arrivarci bisogna fare in modo di parlare molto onestamente alle persone.

Per esempio i cinesi, che noi troppo spesso confondiamo con i ristoranti che vediamo nel centro delle nostre città, 20 anni fa hanno o forse 25 anni fa hanno investito in maniera importantissima nell’elettrificazione della mobilità. Ci hanno investito in maniera molto seria.

In quegli anni io facevo parte di un gruppo che a livello mondiale è molto importante, un gruppo americano dove all’epoca il CEO diceva “No way, l’elettrificazione è una scemenza assoluta, non ci sarà mai futuro per l’elettrificazione non investiremo 1 $ sull’elettrificazione”. L’Europa e gli Stati Uniti sono andati avanti così.

I cinesi, ricordo, a cui noi abbiamo insegnato a produrre le auto, perché dobbiamo essere molto franchi, siamo stati i gruppi tedeschi, i gruppi italiani, i gruppi svedesi di cui io faccio parte, che hanno esportato in cima il sistema per produrre le auto, naturalmente poi dando via parte dell’azionariato al governo cinese.

Quindi poi non ci si può aspettare, no che non succeda qualcosa a seguire.

Questo è quello che è accaduto, ma quello che è accaduto allora è che hanno investito in tecnologie straordinarie e oggi hanno 10, 15 anni di vantaggio rispetto a noi allora la risposta che l’Europa può dare qual è? I dazi, come oggi pensano di fare?

Naturalmente non lo so. Io penso che non succederà.

O forse sarà meglio mettere in piedi una politica economica industriale comune europea che possa riportare l’industria europea ai livelli che aveva 10, 15 o 20 anni fa, inclusa anche l’Italia, dove invece di dire a una fabbrica di operai “Non ti preoccupare, che tanto produrrai sempre le marmitte”, non è vero e non produrrà sempre le marmitte.

Non ci stiamo prendendo cura di quella persona, non ci stiamo prendendo cura di quella azienda.

Bisogna riconvertire industrialmente la nostra automotive e per fare questo dobbiamo essere molto onesti, cioè dobbiamo dire che non ha importanza il 2035, non ha importanza il 2038.

È importante adesso iniziare a fare un piano economico, industriale e finanziario per arrivare pronti quando sarà.

E oggi non siamo pronti, come Italia non siamo pronti.

Tutto questo comporta il fatto che poi siamo gli ultimi commercialmente perché queste discussioni che in Italia continuano a infuocare e oggi purtroppo l’automotive è diventato molto POP e questo mi dispiace in realtà perché dovrebbe essere un argomento invece molto serio, fatto da persone competenti e da persone preparate dal punto di vista industriale, economico e finanziario.

Tutte queste discussioni ci danno tutta una serie di fake news, di cliché, di giustificazioni come cittadini per non fare determinate cose.

Poi vi dico la verità, esistono delle differenze in Italia rispetto al resto d’Europa che devono essere sanate.

Vi dicevo prima che in Italia esiste ancora una fiscalità su automotive che è completamente diversa da quella che esiste nei grandi paesi europei, Germania, Francia, Inghilterra, per citarne alcuni.

La detrazione dell’IVA per quanto riguarda l’immatricolazione delle auto aziendali è ancora al 40%.

Vado a memoria, dal 1978 noi siamo in deroga rispetto alla Comunità europea e detraiamo al 40%, quando in Germania e in Francia si detrae al 100%. E così la riduzione dei costi.

Allora forse, e di questo stiamo interloquendo col Governo, forse il concetto di aggiustare la fiscalità potrebbe essere magari maggiorando la detrazione sulle auto di ultima generazione. Potrebbe essere una spinta per le aziende che sono il motore del cambiamento?

Insomma, quello che io voglio dire è che a me appare che ci siano delle grandissime opportunità e che questa transizione energetica, transizione verso la decarbonizzazione sia una grandissima opportunità.

Chiaramente gridare al lupo, al lupo non serve a niente, serve risolvere la situazione, serve pianificare, avere dei piani verso il futuro per portare tutti insieme e scongiurare quello che invece è il rischio di un impatto sociale drammatico, la ricaduta sui cittadini dei costi di cui si parlava, la ricaduta sull’impiego sull’occupazione.

Dobbiamo, come dire, riuscire ad eliminare queste minacce. E per eliminare queste minacce non bisogna rifuggire e alzare barriere, bisogna pianificare strategicamente.

Siamo tutti molto focalizzati sul discorso di “elettrico sì” e “elettrico no”. Nella realtà l’automotive sta vivendo veramente una rivoluzione. Pensate che dopo 100 e rotti anni in cui si parlava solamente di pistoni, di cavalli, di trazioni, oggi veramente arriviamo a parlare di soft computing, cioè, veramente stiamo parlando di cose che sono straordinariamente futuribili, parlando di infrastrutture, in questo caso residenziali.

L’ultimo decreto che è diventato adesso operativo circa la possibilità che il governo dà come rimborso, come contribuzione per l’installazione delle ricariche casalinghe e c’è la possibilità di metterle nei propri garage anche nei condomini con un contributo fino a 1.500 € singolarmente oppure fino a 9.000 € a livello condominio, ebbene questo solamente per dire che in questo caso è un addentellato rispetto al mondo dell’automotive.

Cioè non stiamo parlando di un’auto, stiamo parlando di un impianto di ricarica casalingo.

Le infrastrutture di ricarica, quelle diciamo ad alta potenza sono infrastrutture che vuol dire che arrivano fino a 150 kW di potenza. Cioè per intendere ci sono infrastrutture con cui in autostrada si può ricaricare davvero in 10, 15 minuti l’auto. Sono infrastrutture che hanno dei costi che vanno dai 500.000 agli 800.000 euro per la singola pompa, per usare un vecchio termine… non so come possiamo chiamarla… la colonnona? Perché non è una colonnina, è enorme e altre volte sono interrate e anche quelli sono tutti business collaterali.

Ma per rimanere al mondo dell’auto, immaginate l’avvento della guida autonoma, a me piace raccontare questa cosa perché molto spesso si parla di guida autonoma o troppo spesso purtroppo qualcuno già dice di avere la guida autonoma all’interno della propria auto. E qui faccio mea culpa del fatto che molto spesso siamo anche noi produttori, ma la guida autonoma è una cosa diversa.

Voi sapete, esistono 5 livelli di guida autonoma, il livello quinto è praticamente il livello in cui dentro l’auto non ci sarà più nessuno e quindi l’auto si muoverà da sola, potremmo chiamarlo con una APP, ci verrà a prendere e ci porterà a casa.

Il problema sarà la convivenza tra le auto di oggi e le auto a guida autonoma, è la convivenza la problematica. Non è che oggi la guida autonoma non sia in grado di essere sviluppata ed essere messa a terra. Da un punto di vista industriale il problema è la convivenza col parco circolante anziano.

E io faccio sempre la battuta che quando uno è in autostrada no, a chi non è successo, arriva uno da dietro ti sfanala, se uno è di buona si sposta, se uno non è di buona attacca un duello.

Purtroppo succedono queste cose.

Ecco, immaginate l’auto la guida autonoma non risponde alla sfareggiata di quello che arriva, cioè c’è un problema di conversazione tra questi due mondi.

Noi siamo abituati da quando siamo ragazzini, viviamo con le zebre per terra, con i passaggi pedonali, noi viviamo coi semafori, viviamo con le rotonde, tutto ciò è stato creato per la mobilità, se non ci fossero state le auto non ci sarebbero stati i semafori.

Siamo tutti d’accordo su questo e quindi immaginate cosa succederà quando le auto non avranno più bisogno di essere gestite da un rosso e da un verde.

Perché solamente avvicinando un certo sistema, che sarà gestito naturalmente da un computer o da un soft computing, l’auto si parlerà con le altre auto. Quindi teoricamente non ci sarà bisogno di un semaforo.

Non ci sarà bisogno delle strisce pedonali, le auto rallenteranno direttamente quando si avvicinano agli ospedali o si avvicinano alle scuole.

Non ci sarà più bisogno di indicare… quante volte a voi è capitato di andare su una superstrada e improvvisamente vedere che per terra c’è un cartello con scritto 30 che magari è stato dimenticato lì da non so 3 cantieri fa? Ecco, voi immaginate che la macchina li legge, no? Quindi immaginate che voi avete un’auto a guida autonoma che procede ai limiti perché sono costruite per rispettare i limiti.

Quindi procede, non lo so, sulla strada statale è 70 o 90, poi però c’è un cartello dimenticato che indica 30, l’auto si mette a 30 e quindi decelera fortissimamente, quello dietro ovviamente non lo fa e quindi ci viene addosso.

Quindi la coesistenza sostanzialmente tra le auto future e le auto di oggi è un qualcosa che devono risolvere i produttori, è una grandissima opportunità.

Naturalmente quando le auto si muoveranno a guida autonoma o comunque a guida altamente assistita non ci servirà più avere ognuno la propria auto, di cui il 90% sono ferme in garage, solamente il 10% si muovono, si muoveranno quelle necessarie e il resto potrà essere utilizzato in altre direzioni da un punto di vista di urbanizzazione.

L’opportunità è molto legata anche alla sostenibilità, cioè alla reiterazione dei comportamenti che non creano danno al nostro futuro.

Questa è la sostenibilità, la guida autonoma e la sicurezza delle auto sono molto legate alla sostenibilità.

Voi immaginate quando le auto si potranno non scontrare più? Io adesso mi permetterò di entrare un po’ nel campo Volvo.

Immaginate quando le auto non si scontrano più in futuro. Potremmo finalmente affrancarci dai metalli pesanti.

Le auto oggi sono costruite ancora con metalli pesanti essenzialmente perché in caso di crash difendono gli occupanti, quindi quando le auto non si scontrano più potremmo affrancarci dai metalli pesanti.

Quindi le auto saranno molto più leggere e quindi essendo molto più leggere ci servirà molta meno energia per spostarle.

Perché a prescindere dall’energia che utilizzeremo e a prescindere probabilmente dall’utilizzo del 100% di fonti rinnovabili, l’abuso dell’energia non è mai una cosa sana, quindi la possibilità di usare totalmente la mobilità ha bisogno di molta meno energia, è una grandissima opportunità.

Ecco, spero di aver dato 4-5 esempi di come i trasporti e il futuro potranno realmente essere un’opportunità a livello urbanistico, a livello dei cittadini, a livello di aree green, a livello di ricariche e di tante nuove tecnologie che potranno essere sviluppate dal futuro.

Sicuramente una risposta a livello occupazionale va trovata con un piano strategico che vada da qui ai prossimi 5 10 anni. Vuol dire che se le marmitte non serviranno più, loro non produrranno più marmitte. Cioè questo deve esser chiaro, non possiamo inventarci una marmitta per i motori del futuro, perché la marmitta va bene per i motori a combustione interna quindi ci sarà un reskilling di queste competenze per andare a fare cose nuove.

Oppure dovremmo trovare un imprenditore di industria che insieme alla politica dovrà trovare una soluzione per riconvertire questa industria e magari iniziare a fare delle cose che servono, come dicevo prima, per tutto il futuro della mobilità e dei trasporti

Quello che trovo aberrante è invece andare a dir loro che va tutto bene e che loro produrranno le marmitte fino a che andranno avanti a voler produrre le marmitte, perché non sarà così.

E quindi io credo che ci siano delle responsabilità a livello aziendale, a livello di impresa, a livello di settore, a livello politico.

Le responsabilità sono quelli di delineare il futuro al cittadino che teme che questa transizione costi tanto, Invece, e io parlo della mobilità, porta solamente degli esempi che artatamente, secondo me, permettetemi di usare questa parola bruttissima, artatamente non vengono raccontati.

Un’auto elettrica di ultima generazione costa il 90% in meno per quanto riguarda la manutenzione. Non so se lo sapevate, ma costa il 90% in meno.

Vuol dire che io ricevo spesso lettere mail di clienti, che chiedono ma quanto costa un tagliando? Ah ma mannaggia, s’è rotta la testata del motore? Fortunatamente no, perché le Volvo insomma funzionano. Ma succede.

Ecco, nell’auto elettrica non c’è niente da rompersi, non ci sono tubi, non ci sono cavi, non ci sono liquidi, non c’è niente, c’è la batteria e c’è un collegamento con le ruote e la macchina va.

Quindi a livello diciamo di spesa singola il cittadino ha un grandissimo risparmio. Non parliamo poi se il cittadino ha la possibilità di ricaricare la macchina in casa.

Voi spendete 4,50 € per fare 100 km. Con la ricarica casalinga con un’auto elettrica, spendete con una Volvo 4,50 €.

Oggi con un consumo diciamo più basso spendete 17 €, ora da 4,5 € a 17 € su 100 km ci sono più o meno 4 volte, tre volte mezza. Ecco moltiplicatelo su 20.000 che è il ciclo di vita medio di una vettura di un privato normale, non di uno come me che magari ne fa 200.000.

Quindi questo è il discorso, c’è un vantaggio di percorrenza, c’è un vantaggio di costo di manutenzione e oggi c’è anche un, non dico un vantaggio ma una totale parità anche negli acquisti.

Ricordiamoci, e ci spiace dirlo perché è un Competitor, che l’auto più venduta in Europa oggi è la Tesla. Continuiamo a non dire questa cosa.

Poi noi siamo estremamente gelosi, gli europei, però loro sono i numeri uno, cioè l’auto più venduta in Europa tutti i santi mesi è la Tesla, che fa solo macchine elettriche.

Vi accorgerete che il costo mensile, il noleggio piuttosto che il finanziamento è ormai identico tra un’auto elettrica e un’auto endotermica quindi il costo del cittadino ormai direi siamo andati abbondantemente oltre e l’impatto sociale di questa transizione deve essere pianificato e strategicamente gestito; differentemente diventerà doloroso.

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