«Un milione di lavoratori in meno. Tra questi circa 250 mila cassintegrati a zero ore da più di tre mesi o persone in congedo parzialmente retribuito in passato contate fra gli occupati. Questo non toglie nulla alla gravità della crisi occupazionale e al disagio sociale che coinvolge milioni di famiglie e che non può che preoccupare il governo».
Lo sottolinea Tito Boeri che suggerisce come creare nuovo lavoro.
«Il lavoro – dice – è cambiato in maniera irreversibile. Ci sarà anche dopo più lavoro in remoto, dato che molte imprese fortemente indebitate cercheranno di ridurre i costi fissi spingendo a lavorare da casa per almeno parte della settimana. Inoltre ci sarà meno lavoro dove le norme sul distanziamento hanno accelerato investimenti in automazione e più lavoro altrove, ad esempio nella filiera della salute».
«Tre cose appaiono particolarmente importanti per gestire il nuovo lavoro. Primo, solo la contrattazione decentrata, azienda per azienda, può oggi garantire più lavoro in sicurezza e domani regolare il lavoro in remoto».
«Secondo, l’inevitabile ricollocazione di lavoro da imprese in declino a imprese in espansione richiede un servizio pubblico dell’impiego funzionante e un capo dell’Anpal (l’Agenzia per le politiche attive) che, lui sì, non lavori nel remoto più estremo».
«Terzo, occorre affrontare il problema del dualismo contrattuale del nostro mercato del lavoro, che coinvolge anche una parte di lavoro formalmente autonomo, alla luce dell’esperienza accumulata di questi anni. Il Jobs Act ha dimostrato di sapere ridurre il dualismo stimolando soprattutto la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, grazie anche a incentivi fiscali poderosi. Il decreto dignità ha, invece, agito sul dualismo soprattutto riducendo le assunzioni con contratti a tempo determinato».
«La prima strada per ridurre il dualismo sembra preferibile – scrive in un editoriale per il quotidiano La Repubblica – Bisogna ora ripristinare gli incentivi del Jobs Act trovando gradualmente un modo meno fiscalmente costoso di rendere il lavoro temporaneo una stazione di ingresso nel mercato del lavoro anziché un vicolo cieco. Gioverà grandemente in questo senso – conclude Boeri – anche la fine del blocco dei licenziamenti, che poteva essere attuata prima e più gradualmente di quanto deciso dal governo, scegliendo dove mantenere il blocco in base ai numeri della cassa integrazione».