Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

L’esempio del Teatro San Carlo dimostra che la cultura non ha catene che possano fermarla

Nicola Antonio Medrano nacque in Sicilia, a Sciacca, comune che nelle cinta murarie, risente dell’impronta della dominazione araba e poi normanna della Sicilia. Era il 1703 e sin da bambino si trasferì in Spagna, dove frequentò il Real Corpo degli ingegneri, che gli segnò la vita.

Tornò in Italia come militare per due volte. La seconda al fianco di Carlo l di Borbone duca di Parma e Piacenza, che ricevette tale possedimento per discendenza materna, Elisabetta Farnese.

Poi nel 1734, durante la guerra di successione polacca, il Borbone conquistò il Regno di Napoli, di seguito quello delle Due Sicilie. In sede di trattati, rinunciò al ducato di Parma e nel 1738 fu incoronato re dei due regni. E divenne Carlo di Borbone, capostipite dei Borbone di Napoli.

A quel punto la vita del Medrano ebbe una svolta. Il sovrano iniziò una profonda opera di riforma del regno. E ciò passò anche per l’urbanistica, settore strategico. Così Medrano, che era stato nominato ingegnere maggiore del regno, ebbe incarichi di prestigio, come l’ampliamento del Palazzo Reale della città partenopea.

Comunque, in tali commissioni, quello che lo porterà all’attenzione della storia, fu la progettazione del Teatro San Carlo.

Ma vi fu un altro uomo che partecipò alla costruzione, Angelo Carasale, a cui gli studi ancora non riescono a dare una ruolo definitivo.

Sembra che abbia avuto quello di imprenditore, in particolar modo di direttore dei lavori. Però, il ruolo più perdurante, lo ebbe l’architetto Antonio Nicolini.
Il re volle la costruzione del San Carlo, per dare a Napoli la dimensione di una capitale europea e infatti secondo il Chiarini: “…per aggiungere alla magnificenza la meraviglia, comandò che fosse il più ampio teatro di Europa, e fabbricato nel minor tempo possibile”.

Infatti venne eretto in circa otto mesi e fu inaugurato il 4 novembre, giorno dell’onomastico del sovrano.

Ma quando Napoleone iniziò la sua espansione continentale, nel 1808 venne posto sul trono Giachino Murat. E pochi anni dopo, nel 1815, fu
nominato direttore musicale del San Carlo, Giacchino Rossini.

Ma un disastroso evento colse il teatro nella notte tra il 12 e 13 febbraio del 1816. Un incendio distrusse completamente la nuova sala interna.

La ricostruzione fu affidata all’architetto Nicolini, che lo ricostruì in dieci mesi, simile al suo aspetto antecedente. E anche questa volta vi fu un’importante inaugurazione. Esse avvene il 12 gennaio del 1817, con la rappresentazione de “Il sogno di Partenope”, di Simone Mayr.

Nicolini intervenne più volte sul teatro, portandolo nel tempo alla sua struttura definitiva. E si occupò anche di restauri e manutenzione. L’ultimo suo ammodernamento fu del 1844.

Attualmente il Teatro San Carlo vanta il blasone di essere il più antico teatro d’Europa e del mondo ad essere in attività. E per la sua bellezza Stendhal, quando lo vide, scrisse: “Non c’è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea”.

Ha la forma di ferro di cavallo, che poi diventa un punto ispiratore dei teatri europei costruiti seguentemente. I colori che intessono la sala, sono il rosso fuoco e quello dell’oro.

Il soffitto è adornato da una tela suggestiva di dimensioni estese. In essa vi è la raffigurazione di Apollo che illustra a Minerva i più grandi poeti del mondo.

Continuando a percorrere il filo della storia, dopo Rossini arriva Gaetano Donizetti. E artisti di gran fama calcano le scene. Come Niccolò Paganini, Vincenzo Bellini, Giuseppe Verdi, Saverio Mercadante. Ma si segnala al San Carlo, come spettatore, anche un Mozart quattordicenne, che insieme al padre soggiornò a Napoli tra il maggio ed il giugno del 1770.

E lo stesso Mozart, successivamente, fu tra i grandi artisti che guardarono con fervore alla “Scuola musicale napoletana”, che ebbe come esponenti di punta Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello.

Arriviamo al Novecento. Il San Carlo continuò ad essere un posto prestigioso nel mondo della musica, della lirica e del teatro. Sul palco salirono i tenori Enrico Caruso, Placido Domingo, Luciano Pavarotti, Josè Carreras, Giuseppe Di Stefano. I soprani Maria Callas, Renata Tebaldi, Montserrat Caballé. Ed i direttori d’orchestra Igor Fëdorovic Stravinskij, Arturo Toscanini, Riccardo Muti, Hebert fon Karajan e Claudio Abbado.

Nella prima metà del Novecento fu creato un foyer, ma venne distrutto con i bombardamenti del 1943 e poi ricostruito.

Il San Carlo, tra l’altro, fu il primo teatro ad aprire in Italia, dopo il secondo conflitto bellico. Poi, nella seconda metà del secolo, fu interessato da due importanti ristrutturazioni.
Per questioni di sicurezza gli oltre 3000 posti furono portati a poco meno della metà.

Arrivando ai nostri giorni, il Teatro San Carlo, come tutti i luoghi illuminanti di questa nazione, ha subito le conseguenze della pandemia.

Già il 10 e 11 marzo sono stati annullati i primi spettacoli. Poi, dopo quattro mesi di chiusura, vi è una ripartenza. Infatti il 23 luglio riapre i battenti e va in scena “Tosca” di Giacomo Puccini. Ma il 27 ottobre viene annunciata la positività al coronavirus di una decina tra orchestrali, coro, corpo di ballo e personale amministrativo. Il teatro sospende l’attività. Poi la chiusura per il dcpm.

La strada dello streaming rimane l’unica soluzione per poter fruire di questo magistrale tempio della cultura.

Ed in tal forma viene organizzata la Prima della stagione lirica, con la rappresentazione della Cavalleria Rusticana. Viene posto in vendita il biglietto, ad un prezzo di poco più di un euro. E si registra un successo clamoroso, con più di 30.000 tagliandi virtuali venduti.

Le cronache dei giornali hanno descritto, per l’occasione, di spettatori che non hanno rinunciato a mettere a casa l’abito da sera.

E si sono svolti dei collegamenti in diretta tramite le pagine Facebook, con famiglie che hanno descritto le loro sensazioni della serata. Una platea vasta, un successo che ha spinto il ministro della cultura Franceschini a fare un tweet: “La vendita on line del Teatro San Carlo ci spinge ad andare avanti con il progetto di una piattaforma della cultura italiana on line.”

Il sovrintendente attuale Stephan Lissner, proveniente dall’Opera di Parigi, ha espresso apprezzamento per l’eco internazionale raggiunto. E dal web sono arrivate parole come: “Grazie. Siamo commossi. Meraviglia della meraviglie.”

I conti finali parlano di 100.000 visualizzazioni raggiunte in tre giorni.

Ed è questa una prova tangibile che la cultura non ha catene che possano fermarla. E che lo spettacolo va avanti.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.