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[Il viaggio nelle città] Taranto, la città dal cuore grande ha bisogno di far rinascere la fiducia nei suoi cittadini

Nel viaggio di Riparte l’Italia nelle città italiane, per parlare del rapporto tra la pandemia e la situazione economico-sociale, si fa tappa a Taranto. Una città che annovera uno dei più grandi porti commerciali di tutto il Mediterraneo. 

Con i suoi 190.000 abitanti è la terza città del Sud ed è sede di stabilimenti siderurgici, petrolchimici, con una pregevole cantieristica navale.

Per parlare di Taranto abbiamo posto delle domande al professore TOMMASO LILLO, del centro culturale “L’Impronta“, presente in città.

Professore, ci racconti Taranto.

La città dal IV secolo a. C. diventa grande con Archita, la resa ai romani, gli scontri dell’XI secolo tra Bizantini e Normanni, la potente dinastia degli Orsini Del Balzo, il decennio napoleonico e la Notte di Taranto, per passare dal periodo reale  e dei Nobili Tarantini all’arsenale militare che permise alla città  la prima  espansione industriale e demografica portando gli abitanti a circa 300.000 con conseguente espansione urbanistica della città.

L’insediamento industriale dell’Italsider (attuale Acciaierie Italia)  e dell’ENI ha visto un ulteriore incremento demografico: prelevando e spopolando le campagne con  distruzione di  Masserie Agricole e sterminati  territori ad ulivi secolari. Oggi la città è in fase decrescente per lo scempio del territorio e dell’aria respirata.

Oggi Taranto e il tuo territorio lo si può amare perché è intriso di simbolismi, messaggi ed emozioni che rimandano ai periodi salienti di quella che fu tra le più antiche colonie della Magna Grecia, sino ad arrivare ai giorni nostri. Il destino non esiste: esistono lo scorrere inesorabile del tempo e il susseguirsi degli eventi e la crescita culturale del singolo. 

Quale ripercussioni ha avuto sulla vita della città, la pandemia da Covid?

Una città paralizzata con i cittadini chiusi in casa, negozi con serrande abbassate ma pieni di merce … paura e diffidenza nei contatti umani. Tutto questo nel primo periodo della pandemia. La nostra associazione culturale è stata chiusa, impedendo ai nostri soci anche di riunirsi e discutere di arte e cultura a Taranto. Si percepiva solo aria di disperazione, impotenza e a volte rassegnazione. Era come se fosse calata una cappa sulla città che avrebbe compresso tutti senza distinzione di sesso.

Può proporre delle idee sulla ripartenza di Taranto, partendo dall’ambito culturale?

Occorrerebbe permettere ai negozi di abbigliamento, caffetterie, pizzerie, ristoranti … di poter esporre quadri e sculture dei moltissimi autori tarantini al fine di diffondere la bellezza dell’arte a tutti i cittadini. Così l’arte non viene relegata solo alle gallerie d’arte dove il cultore o l’intellettuale entra. L’arte deve essere a disposizione di tutti.

Descriva una caratteristica del carattere dei tarantini, su cui fare leva.

Il Tarantino ha un cuore grande e disponibile per condividere con tutti i suoi  beni morali e materiali. Questa qualità è stata attenuata da una serie di politiche sbagliate che hanno spento l’entusiasmo del singolo cittadino di Taranto.

Bisognerebbe iniziare a rifornire dosi di fiducia ai cittadini.

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