Messo a dura prova dal coronavirus, anche il nostro sistema politico-amministrativo mostra di avere la febbre.
Lo sostiene sul Corriere della Sera Sabino Cassese, secondo il quale il primo fattore di debolezza del nostro sistema è la mancanza di adeguati sistemi di allarme: “non sappiamo programmare e progettare, ma solo discutere e negoziare per sopravvivere e veniamo così colti continuamente di sorpresa.
La seconda debolezza è l’incapacità di cogliere per tempo i problemi sociali che forme nuove di lavoro (come lo ‘smart working’) possono produrre.
Terza debolezza: l’insufficiente dialettica tra governo e opposizione in Parlamento trasforma il dialogo tra le forze politiche in scontro istituzionale tra regioni e governo centrale. Quel che non si dicono governo e opposizioni in Parlamento, se lo dicono le 14 regioni controllate dal centro-destra e il governo centrale. Quello che sarebbe un fisiologico processo di contrapposizione e compromesso tra i partiti diventa un conflitto tra enti pubblici, Stato e regioni, che frastorna la collettività.
Quarto fattore di debolezza, il governo. Questo è in piedi non per realizzare un programma, ma per impedire il formarsi di un altro esecutivo. Non è un governo precario, è la precarietà al governo.
La febbre del sistema politico amministrativo, infine, sale per l’indecifrabilità dei suoi disegni, più oscuri del virus che si vorrebbe combattere. Messaggi diretti a 60 milioni di italiani che si definiscono urgenti ma vengono annunciati, discussi, limati per giorni e settimane, e sembrano scritti e firmati da sadici che vogliano punire i malcapitati lettori con le centinaia di rinvii interni ed esterni ad altre leggi.
In queste condizioni, possiamo nutrire un ragionevole dubbio sul buono stato di salute del nostro sistema politico-istituzionale?”.